Il Mago del Cremlino e tutte le ragioni per essere pessimisti

L’autocrate che ha con sé una specie di assurda alleanza universale e fa cose un tempo precluse perfino all’Urss di Stalin. L’ombrello collusivo di Trump. I volenterosi impotenti e minacciati. A ragione, si deve avere un poco di paura

Le minacce di Putin sono un genere letterario. Ce n’è di ogni tipo. L’uomo si sente forte, fortissimo. A Roma è riservata una certa condiscendente riprovazione, ma ci sono tiepidi dell’unità dell’occidente e i candidati Quisling alla parata militare in nome della pace, mentre procede con sicurezza la guerra ibrida. A Londra, Parigi e Berlino toccano intemerate vere, allusioni dirette: provate a muovervi, assaggerete di che piombo sarà la nostra risposta. L’autocrate ha con sé ormai una specie di assurda alleanza universale, si muove tra gli Usa di Trump e la Cina di Xi con estrema agilità. Il Mago del Cremlino ha isolato l’Ucraina attraverso l’ombrello collusivo che si è aperto per lui con l’elezione dell’Arancione a Washington, irride la tregua, scambia la capitolazione invocata per un negoziato con Zelensky da intavolare a Mosca, sfrutta le circostanze favorevoli, non ne lascia passare una, e l’ultimo tassello è l’isolamento anche dell’Unione europea, del circolo dei volenterosi.

Volenterosi brava gente, si danno da fare, ma dove credono di andare? Le nuove sfere d’influenza, da una parte gli aggressori, dall’altra gli aggrediti, e dall’altra ancora i minacciati, sono belle e pronte. Trump non vede l’ora di ospitare per una parata delle sue gli yaltisti 2.0 di Beijing, a Washington. E intanto si fa allegramente prendere per i fondelli e restituisce il trollaggio con gli interessi ai suoi ex alleati della Nato.

Bella situazione. Grande è il nuovo ordine sotto il cielo, per parafrasare il presidente Mao, dunque stiamo messi benissimo. Per non parlare delle opinioni pubbliche in flottiglia, che veleggiano verso le nuove massime autorità aspettando la cacciata di Macron, di Starmer e forse anche di Merz, per non parlare dell’inutile marito di Begoña Sánchez e del criminale Netanyahu. Esercito il diritto a un quid di pessimismo, sono fuori linea. Non vedo vie d’uscita. Stanno facendo un carnaio e i miei contemporanei lo chiamano pace, intenti come sono a dannare chi vuole riscattare gli ostaggi del 7 ottobre e liquidare il partito del terrore sterminazionista. Arriveranno anche i processi, al momento opportuno. Intanto siamo felici di non essere in guerra con la Russia, che fa cose un tempo precluse perfino all’Unione Sovietica di Stalin e dei suoi eredi.

“Volenterosi” a pensarci bene è parola malata. Indica una velleità, non una Wille zur Macht, niente volontà di potenza e molta impotenza. Quando tedeschi inglesi e francesi non fanno più paura a nessuno, con gli eserciti le atomiche le risorse e tutto il corredo necessario, vuol dire che ragionevolmente si deve avere un poco di paura, forse in presenza forse da remoto. Oppure bisognerebbe riprendere la vecchia solfa. Gettiamo a mare le basi americane. Fuori l’Europa dalla Nato, fuori la Nato dall’Europa. Una filastrocca suicida per farsi dare qualche tesoro palliativo in attesa dell’estinzione delle volontà e dei volenterosi. Un teorema politico sghembo: con Trump e gli Stati Uniti non si può rompere, e se loro hanno rotto con noi unilateralmente bisogna abbozzare, anche se questo costa la resa alle minacce di Putin. Non sembra, ma la cosa è ormai chiara.

  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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