La “biodiversità” dei Premi letterari

Lo Strega è il meno vario: dal 2006 a oggi è stato assegnato a nove editori. Il Booker e il Goncourt a undici, mentre il Pulitzer, il più imprevedibile a dodici. A differenza del premio italiano, gli altri hanno una distribuzione più equilbrata

D’estate mi annoio, quindi mi sono ridotto a intrattenermi con un giochino su quattro dei principali premi letterari: Goncourt, Pulitzer, Strega e Booker, in ordine cronologico di indizione (non ho considerato il Nobel, in quanto assegnato all’autore e non al libro). Mi incuriosiva indagare il rispettivo tasso di biodiversità, per così dire, ossia quanti diversi editori riuscissero a imporsi. Per individuare una tendenza sufficientemente costante ma non troppo diluita, mi sono limitato alle ultime venti edizioni, da cui è emerso che, sia pur di poco, lo Strega è il meno vario. Dal 2006 in poi è stato infatti assegnato a nove editori, con sei vittorie di Einaudi, quattro di Mondadori, tre di Bompiani, due di Rizzoli (con una: Eliot, Feltrinelli, Guanda, Nave di Teseo e Neri Pozza).

Va detto però che non si tratta di un novero molto più limitato rispetto agli altri grandi premi: nello stesso lasso di tempo, il Booker e il Goncourt sono stati assegnati a undici editori, il Pulitzer a dodici. Ciò che cambia è, piuttosto, la distribuzione. Anche in Francia Gallimard fa la parte del leone, con sei vittorie – tante quante Einaudi – davanti ad Actes Sud con quattro e Flammarion con due (con una: Albin-Michel, Grasset, L’Iconoclaste, Mercure de France, Olivier, Philippe Rey, P.O.L., Seuil). Il Booker, invece, ha una più equilibrata occorrenza di vittorie multiple: tre per Chatto & Windus, Jonathan Cape e Oneworld, due per 4th Estate, Bloomsbury, Hamish Hamilton, Picador; oltremanica la rarità è dunque la vittoria sporadica, arrisa ad Atlantic, Granta, Faber & Faber e Sort of Books – la somma è ventuno per via dell’ex aequo nel 2019. Il più imprevedibile è il Pulitzer, che è andato a dodici editori, e a cinque reiteratamente: tre volte a Doubleday e Knopf, due a Harper, Little-Brown e Random House (con una: Bellevue, Grove Press, Norton, New York Review of Books, Riverhead, Scribner, Viking) – nel 2012 non è stato assegnato. Se dunque un premio può essere usato come termometro per la salute di un sistema editoriale, lo Strega e l’Italia se la cavano, ma sembra faticare a emergere il riconoscimento dell’ottimo lavoro di marchi di medio calibro a fronte dei pesi massimi.

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