Non è davvero possibile che adesso tutti vogliano copiare il calcio d’inizio stile Paris Saint-Germain. Oggi sembra uno sport in cui non importa avere il possesso della palla, ma conta solo pressare gli avversari
Non so se mi riprenderò dall’ennesimo coito interrotto della pausa Nazionali, che come al solito in Italia avete trasformato in una scusa per parlare d’altro, e cioè della necessità di continuare a usare il calcio come strumento politico per battaglie di sinistra. Non vale neppure la pena di discutere l’ipocrisia di chi chiede di non giocare la partita contro Israele ma si fa andare bene amichevoli e sfide ufficiale contro Nazionali di paesi che i diritti umani li usano per pulirsi il culo.
Io stringo i denti, faccio scorta di brandy e birra per superare le partite contro Andorra e Serbia, e penso che presto ricomincia la Premier League (e chissà quanti ne prende il Manchester United domenica prossima nel derby contro il City). Leggo che quest’anno noi del campionato più bello della galassia abbiamo esagerato: le nostre squadre hanno speso per i trasferimenti di calciomercato più degli altri campionati cosiddetti “top” in Europa (ma che “top” non sono nemmeno nei loro sogni bagnati). Mi riferisco naturalmente al calcio maschile, e soffro a dovere fare questa specifica, ma non vorrei che qualcuno di voi finisse sulle pagine sportive del Guardian e pensasse che l’unico sport praticato in Inghilterra sia il calcio femminile: ci è rimasto ancora un po’ di testosterone grazie a Dio, andiamo al pub e nulla ci separerà dalla nostra bionda del cuore.
E a proposito di tradizione e di birra, voglio alzare la pinta al cielo per Michael Cox, che su The Atlethic ha espresso in modo inattaccabile un concetto che vorrei fare mio con parole più efficaci e dirette: il calcio di inizio in stile Paris Saint-Germain ha rotto le palle. Sempre più allenatori e consulenti tattici delle grandi squadre si sono messi a copiare il lancio lungo in fallo laterale vicino alla bandierina avversaria a inizio partita. Ora, a parte il fatto che è una mossa che abbiamo inventato noi inglesi a inizio anni Novanta, senza successo, ma è innanzitutto un preoccupante segnale di come è concepito il calcio oggi: un gioco in cui non importa avere il possesso della palla, ma conta solo pressare gli avversari. Non starò ad annoiarvi con numeri e statistiche che spiegano come questa mossa sia effettivamente utile a chi pressa, ma a questo punto perché non tirare la palla fuori sempre per potere avanzare e pressare? Sarebbe bellissimo: il ritorno della spazzata ignorante nel nome dell’ossessione tatticistica del pressing. E poi chiamiamo il calcio rugby e siamo a posto così.