Il leader di Avs blinda la candidatura al Consiglio regionale dell’ex governatore pugliese. Dice che si tratta di una questione di democrazia ma non lo era quando ne chiese le dimissioni e il commissariamento
Angelo Bonelli oggi blinda la candidatura al consiglio regionale pugliese di Nichi Vendola perché “è una questione di democrazia. Di Costituzione – ha dichiarato ieri il leader verde di Avs –. Non si può trasformare la politica in una monarchia in cui un leader decide cosa devono fare gli altri partiti. Qui c’è un tema di democrazia e di rispetto dell’autonomia delle forze politiche. Più avanti andremo con i veti, più chiaro sarà che noi non faremo alcun passo indietro perché in gioco non è solo una candidatura, ma la credibilità di un’intera coalizione. Il Pd non è il padrone del mondo. Nichi correrà”.
Bonelli dimentica un precedente sull’esclusione di una candidatura. Risale alle politiche del 2013, quando segretario del Pd era Pier Luigi Bersani. A raccontare questa storia è stato lo stesso Bonelli, sentito come teste contro Vendola al processo Ilva: “Il presidente della regione Puglia Vendola pose il problema politico a Pier Luigi Bersani sul mio comportamento. Ci fu una conseguenza grave, sul piano del danno, che noi Verdi ricevemmo: perché alle elezioni politiche, che da lì a poco tempo si sarebbero svolte, fummo estromessi di fatto dall’alleanza e quindi non entrammo in Parlamento”. La storia è confermata dalle parole dell’epoca di Vendola: “Ho già posto il problema a Bersani. Qualunque partito del centrosinistra può testimoniare l’animosità, la violenza e la volgarità dell’esponente dei Verdi, che semina odio e menzogne. Vuole portare Taranto sull’orlo della guerra civile”.
Pochi mesi prima Bonelli si era candidato sindaco di Taranto contro il vendoliano Ippazio Stefano (anche lui imputato nello processo Ilva). L’obiettivo dei Verdi era proprio liberare Taranto, la Puglia, e la sinistra, dalle commistioni politiche con l’industria inquinante, di cui Bonelli accusava proprio Vendola. “Noi consentiamo perfino alle minoranze di vivere in questa città. Anche ai forestieri che non la conoscono e che non la amano, ma che come piccoli avvoltoi cinicamente la usano per costruire fortune elettorali” rispose l’allora governatore Vendola a Bonelli. Il quale prima chiese al presidente pugliese di dimettersi perché indagato, poi scrisse una lettera all’allora premier Matteo Renzi chiedendo di commissariare Vendola per consentire alla regione Puglia di costituirsi parte civile nel processo contro il suo stesso governatore. La guerra tra i due proseguì per anni nelle piazze e nei tribunali. Quando Vendola fu condannato in primo grado a tre anni e mezzo per concussione (prima che il processo ricominciasse da zero a Potenza) l’ex governatore dichiarò di essere vittima di mala giustizia. Bonelli, invece, commentò: “E’ una sentenza molto dura, che racconta che la politica non ha controllato l’inquinamento in quella città. Quello che dice Vendola lo trovo inaccettabile, soprattutto se detto da chi dovrebbe accettare una sentenza, difendersi, ma non alterare la verità. Vendola attacca la giuria del processo dichiarando di essere tra gli agnelli sacrificali, ma a Taranto sono stati i bambini ad essere gli agnelli sacrificali. Sentire che l’ex presidente della regione Puglia definisce la giustizia ‘malata’ e che accusa i giudici di aver commesso un delitto – disse il leader dei verdi – è un grave atto di delegittimazione della magistratura al pari di quello che fa la destra quando va sotto processo come accaduto con Salvini”.
Oggi Bonelli dice che la candidatura di Vendola è una questione di democrazia. Non lo era quando ne chiese le dimissioni e il commissariamento. E non lo era neppure per Vendola quando fece escludere Bonelli dalle liste del Pd. Ma il leader verde va anche nel merito: “Vendola è un patrimonio politico e culturale per la Puglia e per il paese – ha detto – non un nome che possa essere liquidato con un veto personale. Però non parliamo soltanto di nomi, ma anche di contenuti, di programmi. Partiamo da quelli, dalle questioni fondamentali”. La questione Ilva sarà la questione fondamentale della prossima legislatura pugliese. Bonelli e Vendola oggi sul futuro dell’impianto di Taranto sono d’accordo fra loro e con Decaro?