Trump vuole un accordo globale: tutti gli ostaggi liberi. Una proposta c’è, Hamas dice che ci penserà, ma Netanyahu crede che la risposta dei terroristi sia un imbroglio per fermare l’offensiva senza arrivare a un accordo
In un documento di Hamas, di cui la testata Ynet ha diffuso alcuni stralci, si legge: “La comunicazione militare è preparazione spirituale”. Il documento, ritrovato nella Striscia di Gaza dai soldati di Tsahal, era corredato di foto, racconti di attentati di successo contro gli israeliani. Il tutto era destinato al braccio operativo delle Brigate al Qassam per l’addestramento dei miliziani. Hamas non pensa a scomparire, e anche se fosse sul punto di perdere, dicono i documenti, è chiamato a proclamare comunque la vittoria. E’ quello che sta facendo da settecento giorni di guerra contro Israele.
Ieri Bishara Bahbah, attivista palestinese americano, ha detto all’emittente saudita al Arabiya che c’è una nuova proposta sul tavolo dei negoziati. Negli ultimi mesi Bahbah è diventato un mediatore informale fra gli Stati Uniti e Hamas, è ben informato e ha spiegato che la nuova proposta americana prevede che i terroristi liberino tutti gli ostaggi e la guerra finisca. Prima che Bahbah parlasse, il presidente Donald Trump aveva scritto sulla sua piattaforma Truth che Hamas avrebbe dovuto lasciare andare tutti e venti i rapiti – considera soltanto i vivi, altri ventotto sono morti. Il gruppo ha detto di attendere ancora una risposta da parte di Israele per la precedente proposta – Israele aveva risposto mesi fa in modo positivo a un accordo parziale, era stata Hamas a rifiutare, salvo poi ripensarci settimane dopo – ma che avrebbe preso in considerazione l’idea di un accordo globale.
L’impegno è vago e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto che le parole di Hamas sono un imbroglio. L’idea del governo è che i terroristi siano intenzionati a tenere Israele attaccato a dei negoziati per evitare le operazioni di Tsahal dentro la città di Gaza, Gaza City, in cui Hamas è riuscito a mantenere gran parte del suo controllo. L’operazione è complicata per l’esercito di Israele. Le divisioni dentro lo stato ebraico sono molte e solcano varie striature nella società: esercito contro governo, cittadini contro governo, altri cittadini contro l’esercito. La scommessa di Hamas è che Israele finirà per essere logorato dall’interno e dalla pressione internazionale scatenata dal numero sempre più alto di vittime nella Striscia e il gruppo potrà continuare a mantenere il suo controllo su Gaza. Gli ostaggi sono il capitale di ricatto, finché vivi o morti sono in suo possesso può imporre condizioni sul tavolo negoziale, però, spiega Eyal Zisser, vicerettore dell’Università di Tel Aviv, le guerre si concludono sempre su due livelli. Il primo è quello militare, dove Israele seppure non schiacciando completamente Hamas è riuscito a privarlo della capacità di minaccia che aveva il 7 ottobre. L’altro è politico e su questo fronte, il governo di Israele ancora non si muove.