Piani industriali evocati, sconfessati, nascosti, smentiti. Si salvi chi può
Il piano industriale per Ilva voluto dal ministro Adolfo Urso con la nuova gara di acquisto è stato presentato a luglio 2025 dai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in un documento confidenziale. E già è strano che a presentare il piano che dovrà realizzare il futuro acquirente sia l’azienda che lo dovrebbe mettere in vendita. Ma lo sarebbe anche se a farlo fosse stato il ministro, dato che in qualunque parte del mondo i piani industriali di solito li scelgono le aziende, e non i governi.
Nel documento confidenziale (che abbiamo potuto leggere) è scritto che “al fine di garantire la continuità operativa di tutti i siti produttivi del Gruppo Acciaierie d’Italia, tutelare i livelli occupazionali e rispondere alle esigenze del mercato nazionale ed europeo, è necessario garantire una produzione fino a 8 milioni di tonnellate annue di acciaio con 3 forni elettrici a Taranto, per una capacità produttiva complessiva di 6 milioni di tonnellate annue; e 1 forno elettrico a Genova, con una capacità di circa 2 milioni di tonnellate annue, a servizio delle unità produttive del Nord”. Per questa ragione il ministro Urso lunedì scorso è stato a Genova incassando il consenso del sindaco Salis (mentre per Taranto chiede che a esprimersi sia il consiglio comunale, e per l’impianto DRI, riduzione diretta del ferro, a Gioia Tauro ha parlato con il governatore uscente Occhiuto). Il giorno dopo però a Genova ci è andato Jindal, il più accreditato tra i partecipanti alla gara per Ilva, e al sindaco Salis ha detto che se dovesse vincere non farebbe un forno elettrico a Genova, lasciando l’impianto di trasformazione senza produzione. Smentendo quindi il piano di Urso. Ma perché Jindal incontra il sindaco di Genova, e non quello di Taranto? E soprattutto, perché incontra il sindaco di Genova e non il ministro? Verrebbe da pensare che ormai i piani industriali è più facile concordarli con gli enti locali che con il governo. O che quello del governo è irrealizzabile per tempi e risorse necessarie. L’attivismo è importante, trovare un investitore dovrebbe esserlo altrettanto, senza giochi delle tre carte