Storie segrete del viaggio in Italia

La recensione del libro di Attilio Brilli edito da Il Mulino, 350 pp., 19 euro

Fra il Diciassettesimo e il Diciannovesimo secolo per i giovani delle aristocrazie europee il Grand Tour è una tappa obbligata. Arrivati in Italia, ammirano i capolavori del Rinascimento, i monumenti di Roma, i resti di Pompei. E non solo. Tra le bellezze di cui i distinti viaggiatori vanno in caccia infatti ci sono anche quelle in carne e ossa. Solo che parlare apertamente dei piaceri di Venere non è lecito, perlomeno non nei diari ufficiali del viaggio che tutti tengono e che molti pubblicano. Allora, per scoprire le “storie segrete” dei vagabondaggi lungo la penisola bisogna rivolgersi altrove: alla corrispondenza privata, a opere letterarie in cui le esperienze ricompaiono travestite sotto le spoglie di personaggi di finzione, a dettagli dei testi ufficiali in cui le attrattive erotiche emergono in forme più o meno mascherate. Esplorando questi tipi di fonti, Brilli – che al Grand Tour ha già dedicato diverse opere – apre gustosi spiragli sui lati meno noti e più piccanti degli itinerari di formazione nel Belpaese.

Il primo tratto che emerge da quasi tutti gli scritti è la facile disponibilità delle donne italiane, sorprendente soprattutto per chi proviene dalla rigida morale puritana. Non si parla qui delle donne di strada, da cui puntualmente padri, zii e tutori avvisano i giovani viaggiatori di tenersi alla larga: “Il corre dietro a certe donne”, scrive lord Chesterfield al figlio, “è un’abitudine che comporta la perdita del naso e la distruzione della salute”. Si tratta della disinvoltura con cui le dame dell’aristocrazia si lanciano in avventure con il forestiero, spesso col più o meno tacito assenso del legittimo consorte. “La principessa Borghese”, scrive il medesimo lord Chesterfield a un amico a proposito del figlio, “è stata così gentile da insegnargli a camminare con le sue gambe mettendolo spesso fra le proprie”.

Ogni città ha poi le proprie caratteristiche. Venezia soprattutto gode di buona fama, per l’abbondanza di “cortigiane, che per censo, cultura e raffinatezza dei modi sono legate all’aristocrazia”, e di gondole, luogo ideale per appuntamenti furtivi. Ma anche Napoli appare una sorta di bordello a cielo aperto, dove in ogni strada le madri spiano il passaggio di un viandante dall’aria signorile per spingergli la figlia fra le braccia. Per non parlar di Roma, dove – annota tale John Moore – “le limitazioni vigenti in molti aspetti del vivere civile vengono compensate da una più ampia licenza nelle relazioni affettive”. Insomma, l’accattivante ritratto di un’inattesa Italia a luci rosse.

Attilio Brilli

Storie segrete del viaggio in Italia


Il Mulino, 350 pp., 19 euro

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