Perché il Mercosur non deve spaventare i produttori europei di carne

Bruxelles punta a risparmi doganali per oltre 4 miliardi l’anno e nuove opportunità di export. Secondo Alan Matthews, professore emerito di Politica agricola europea al Trinity College di Dublino, le quote aggiuntive di importazioni avranno effetti marginali sul mercato europeo, grazie a clausole di salvaguardia e fondi di compensazione

L’accordo Ue-Mercosur potrebbe rivelarsi meno traumatico del previsto per l’agroalimentare europeo. Bruxelles ha presentato il quadro commerciale con il Mercosur – il blocco formato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con la Bolivia in via di adesione – insieme a un aggiornamento del trattato con il Messico. È un’intesa che il commissario Maroš Šefčovič ha definito “il più grande accordo commerciale della nostra storia”. Per accelerarne l’adozione, la Commissione ha separato la parte commerciale da quella politica: la prima, essendo competenza esclusiva dell’Ue, richiede l’approvazione a maggioranza semplice del Parlamento europeo e una maggioranza qualificata in Consiglio, almeno 15 Stati membri che rappresentino il 65 per cento della popolazione, riducendo la necessità di lunghe ratifiche nazionali. L’obiettivo dichiarato è anche un risparmio annuo superiore a 4 miliardi di euro per le imprese europee, grazie al graduale abbattimento delle tariffe doganali.

Il prezzo politico è lo scontro sul capitolo agroalimentare. In cambio di forti riduzioni dei dazi sudamericani su auto, macchinari e beni industriali europei, l’Ue apre in modo contingentato ad alcune importazioni agricole dal blocco Mercosur. Tra i prodotti “sensibili” finiti nel mirino delle critiche: zucchero, pollame e carne bovina. Francia e Polonia, grandi produttori avicoli, guidano le critiche sui contingenti del pollame; sul bovino le preoccupazioni sono diffuse, anche perché il Mercosur è tra i principali esportatori mondiali di manzo. Le organizzazioni agricole europee denunciano concorrenza sleale e controlli insufficienti alle frontiere. Da mesi si vedono manifestazioni “Stop Mercosur”, mentre Copa-Cogeca, la più grande lobby agricola europea, e la francese Fnsea ribadiscono la contrarietà all’accordo.

Alan Matthews, professore emerito di Politica agricola europea al Trinity College di Dublino, dice al Foglio che “l’impatto dell’accordo Ue-Mercosur sul comparto carne bovina sarà marginale”. I volumi di carne bovina che trarrebbero vantaggio da questo accordo valgono in totale 99.000 tonnellate, appena l’1,6% del consumo annuo di manzo nell’Ue. “Il punto chiave è che la preoccupazione degli allevatori riguarda la carne fresca”, che rappresenta poco più della metà del totale, mentre la quota restante riguarda la carne congelata. Eppure le importazioni di carne bovina refrigerata aumenteranno poco o per nulla, sostiene Matthews, perché i paesi del Mercosur già oggi esportano oltre le quote, pagando il dazio pieno. La nuova quota copre infatti i flussi che il Mercosur già invia in Europa e, poiché la domanda di manzo non è in crescita, non vi sono particolari motivi di allarme. Non a caso, alcuni hanno paragonato l’attuale clima di allarme a quello degli anni 2010, durante i negoziati del Ceta con il Canada. Risultato finale? Aumento di export dall’Ue.

Per rassicurare la lobby agrolimentare, il commissario Šefčovič ha ribadito che l’accordo UE-Mercosur prevede robuste clausole di salvaguardia: Bruxelles può sospendere le concessioni sui prodotti sensibili se le importazioni superano del 10% le soglie attese o se i prezzi interni calano oltre il 10%, intervenendo entro 25 giorni. Il Quadro Finanziario Pluriennale stanzia 6,3 miliardi per indennizzare gli agricoltori. Le garanzie hanno ammorbidito Parigi; Varsavia resta contraria ma isolata.

Da Dublino però il professore mette in guardia: l’aumento reale riguarderà soprattutto il congelato destinato all’industria – dice Matthews – per esempio alle lavorazioni di salumi. Molto diverso da quello della carne bovina fresca, destinata ai ristoranti e ai banchi frigo dei supermercati. Matthews sottolinea che questa carne bovina congelata è utilizzata principalmente per la produzione di prodotti come la bresaola, e vari tipi di salumi in Spagna. Fuori quota i dazi sul congelato sono molto elevati, tali da scoraggiare di fatto gli arrivi oltre contingente; la nuova finestra di circa 45.000 tonnellate di congelato rappresenterà quindi l’apporto più visibile, ma con effetti contenuti sui prezzi complessivi, che restano fisiologicamente volatili. Anche ipotizzando un pieno utilizzo del contingente sul congelato e un lieve surplus sul fresco, l’impatto complessivo resterebbe limitato.

Ci sono poi zucchero e produzione avicola. Nel caso dello zucchero, non ci sarà alcun aumento delle importazioni nell’Ue: il settore resta fortemente protetto e la quota concessa al Mercosur rimane la stessa (circa 190.000 tonnellate), ora semplicemente a dazio zero. Per quanto riguardo il pollame, Matthews ammette che, per i produttori europei, sarebbe stato preferibile evitare l’ingresso di queste quantità supplementari. Tuttavia, l’effetto competitivo sarà in parte attenuato dal contesto: “Il mercato della carne avicola è in espansione”, spiega il professore. Esiste margine per un aumento delle esportazioni – in primis dal Brasile – che può essere assorbito senza comprimere le vendite né le quote di mercato dei produttori europei. Si tratta di volumi relativamente modesti, che secondo i promotori dell’accordo, avranno un impatto quasi trascurabile.

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