Diavoliade

La recensione del libro di Michail Bulgakov edito Mattioli 1885, 96 pp., 10 euro

Quando scrisse “Diavoliade“, nel 1923, Bulgakov non poteva aver letto “Il processo” di Kafka, che sarebbe stato pubblicato solo due anni più tardi, ma è sorprendente notare che anche nel racconto dello scrittore russo il protagonista è un impiegato con il cognome che inizia per K e intrappolato nelle maglie di un assurdo macchinario burocratico. Diavoliade fu scritto da un Bulgakov trentaduenne che già da tempo aveva abbandonato la professione medica per dedicarsi alla scrittura. Il racconto sarà il primo testo di Bulgakov ad apparire in un volume rilegato, il primo numero del 1924 dell’almanacco Nedra – gli altri erano apparsi su quelli che l’autore stesso definiva “pagine di giornale o striminziti giornaletti” – e darà allo scrittore una forte motivazione a proseguire la carriera letteraria.

Korotkov, il protagonista, è un addetto al protocollo impiegato in una fabbrica di fiammiferi che a causa di un equivoco viene licenziato dal neo-nominato direttore Mutandoner. Comincia così il calvario del povero Korotkov per cercare di venire reintegrato nelle sue mansioni e di vedere salvo il proprio onore. Dopo le prime pagine, nel pieno solco della letteratura del lavoro (ordini contraddittori, insensatezze burocratiche, vessazioni gerarchiche), il racconto assume via via toni assurdi e visionari per culminare in un inseguimento al cardiopalma da film d’azione. Le curiose denominazioni abbreviate dei vari uffici – CentrRiforn (centro rifornimento), BasCentrPrinMatFiam (base centrale principale materiali per fiammiferi) – ricordano il Fantozzi di Villaggio. Qui l’intento satirico verso le ottusità del regime sovietico, contro il quale Bulgakov avrebbe tribolato per tutta la vita, è evidente. Ma a questo registro si sovrappone uno sfrenato tono surrealista dove l’autore lascia intravedere le meraviglie del suo futuro capolavoro, Il maestro e Margherita. L’edizione Mattioli 1885 di Diavoliade – nella traduzione di Valeria Affaba, Alessandro Casiraghi, Ambra Melchioro, Zoia Postnikova e Mirco Rossi – si aggiunge alle altre già apparse in Italia, dalla prima per Rizzoli nel 1991 alla più recente per Feltrinelli. Questa ha dalla sua la preziosa introduzione di Paolo Nori, uno dei più appassionati e popolari divulgatori della cultura russa in Italia. Pagine, quelle di Nori, che attraverso citazioni epistolari e ricordi personali (molto bello il racconto del suo primo viaggio a Mosca e la ricerca della via del centro dove è ambientato l’inizio del Maestro e Margherita), preparano il lettore all’opera vera e propria, come in una ouverture.

Michail Bulgakov

Diavoliade


Mattioli 1885, 96 pp., 10 euro

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