A Tianjin ci si è fieramente opposti all’occidente, che si presenta come il titolare di una superiorità materiale. Oggi l’oriente, capitanato dalla Cina, tiene il fiato sul collo di quel primato
Vladimir Putin è arrivato all’incontro con Xi, Modi – appena capricciosamente regalato da Trump al fronte opposto – Kim Jong-un, e tutti gli altri, sul tappeto rosso srotolato sotto i suoi piedi da Donald Trump. La fotografia di gruppo di Tianjin fa la sua porca impressione: c’è bisogno del grandangolo per prenderli tutti (26, 2 sono donne). Se ne danno i numeri (per i soli dieci paesi “membri”, poi ci sono gli Osservatori e i Dialoganti): il 25 per cento del pil mondiale, il 42 per cento della popolazione mondiale. E crescono più alla svelta degli altri. Xi ha rivendicato di rappresentare “la maggioranza”. Narendra Modi ha avvertito che la sola cooperazione di India e Cina “serve gli interessi di due miliardi e ottocento milioni di cittadini, lungo una frontiera di 3.500 km”.
La forza dell’abitudine fa ancora chiamare Donald Trump “l’uomo più potente del mondo”, benché lui faccia di tutto per smentirlo. In generale, l’occidente, cui a Tianjin ci si è orgogliosamente contrapposti, si presenta da qualche secolo come il titolare di una superiorità materiale fondata sul progresso scientifico e tecnologico, irraggiungibile dalla superiorità demografica dell’oriente e del sud del mondo. Oggi l’oriente, a cominciare dalla Cina, tiene il fiato sul collo del primato scientifico occidentale, e la vecchia idea di fondo della geopolitica, spazio e numero, riprende i suoi diritti. “Io ti benedirò in modo straordinario e renderò i tuoi discendenti numerosi come le stelle del cielo, come i granelli di sabbia sulla spiaggia del mare”.
E’ il centro della partita che si gioca in Ucraina e nel medio oriente. L’Ucraina prova a resistere con l’ingegno alla supremazia numerica della Russia: quanti uomini si possono mettere sul campo, di quante centinaia di migliaia di vite ci si può permettere il sacrificio. Israele si fa forte della supremazia militare per prevalere su un nemico arabo che al momento non può contare sul suo esuberante retroterra: quante formidabili armi si possono impiegare, di quante vite contate una per una, faccia per faccia, nome per nome, ci si può permettere il sacrificio.