I commissari di gara decidendo di non punire il pilota della Ferrari per il sorpasso nei confronti di Russell hanno compreso che la Formula 1 non può e non deve rimanere ostaggio di regolamenti eccessivamente punitivi per l’ardimento e il coraggio di chi prova a ribellarsi alla dittatura del Drs
Buone notizie da Zandvoort. Ci hanno messo parecchio tempo, onestamente troppo. Eppure, i commissari di gara decidendo di non punire Leclerc per il sorpasso mozzafiato nei confronti di Russell hanno preso una decisione che farà giurisprudenza. Hanno finalmente compreso, e messo in pratica, che la Formula 1 non può e non deve rimanere ostaggio di regolamenti eccessivamente punitivi per l’ardimento e il coraggio di chi prova a ribellarsi alla dittatura del Drs. Ovvero che l’unico modo per effettuare un sorpasso sia quello di arrivare su un rettilineo con meno di un secondo di svantaggio, prendere tutta scia e spalancare l’ala mobile. Arrivo al paradosso: avrebbero potuto anche far passare senza penalità l’irresponsabile tentativo di Kimi Antonelli nei confronti di Leclerc. Ma andiamo per gradi.
Zandvoort è un circuito dove, da sempre, sorpassare è difficilissimo. Ma questo è un tratto che accomuna il circuito olandese a molti altri. Oscar Piastri ha vinto una gara perfetta, iniziata in testa e finita allo stesso modo sotto la bandiera a scacchi. E il combinato disposto tra il suo successo e lo “zero” di Norris per un problema di affidabilità ha scavato un solco profondo 34 punti tra i due piloti della McLaren che si contendono il Mondiale piloti. Fin qui la fredda cronaca. Ma nel pomeriggio olandese sono accadute anche altre cose. Sorpassi come quello di Verstappen su Norris in partenza, quello a parti invertite con l’inglese bravissimo a recuperare la seconda posizione andando all’esterno alla prima curva e dimostrando finalmente che la sudditanza psicologica nei confronti del quattro volte campione del mondo olandese era archiviata, fino a quello di Leclerc in partenza ai danni di George Russell. Per tornare, poi, a quello lungamente analizzato dai commissari di gara e considerato, quando ormai era già sera, lecito. La Fia, attraverso i suoi commissari, in passato è sempre stata molto dura con i sorpassi al limite. Quello di Leclerc, onestamente, è anche andato oltre. “Bel sorpasso, niente da dire. Ma aveva tutte e quattro le ruote fuori dalla pista”, ha detto candidamente Russell, che non ha potuto non complimentarsi con il rivale pur sperando di veder riconosciuto l’altrui esagerazione. Se la ghiaia non fosse stata “consolidata” da una specie di colla il contatto tra i due sarebbe stato esiziale. E staremmo parlando di un Leclerc sconsiderato e di quanto fosse stata azzardata la sua manovra. Ma i fatti dicono altro. Dicono che il monegasco, campione del mondo honoris causa di sfortuna perché se qualcosa deve andare storto va sempre verso di lui (l’immagine di lui sulla collinetta a rimuginare dopo il crash con Antonelli vale un trattato di psicologia), quando ha visto uno spiraglio di luce ha voluto provare ad infilarcisi. Ha esagerato? No, ha fatto il pilota. Ha mostrato al mondo quello che è il dna del Motorsport. E cioè che in alcuni casi ci si può anche ribellare al mood che vorrebbe i piloti allineati come soldatini pronti a rispondere “signorsì” alle indicazioni della Fia. Antonelli però è stato punito…. Sì, è vero, il ragazzino bolognese si è preso dieci secondi per aver sbattuto fuori lo stesso Leclerc in una manovra per la quale anche lui stesso è andato a scusarsi. Manovra ben oltre il limite, d’accordo. Quante volte abbiamo detto che Kimi era troppo “conservativo” per avere 19 anni e che sarebbe stato bello vedergli fare qualche sciocchezza, figlia della sua giovane età? Ok, stavolta l’ha fatta. Il regolamento parla chiaro. Ma il buonsenso porta a pensare che è solo grazie a chi ci prova che avvengono le grandi rivoluzioni. E che se la Formula 1 esiste ancora, e incrementa le presenze negli autodromi e davanti alla tv, è anche perché ogni tanto qualcuno si ribella alla comfort zone e cerca qualcosa che faccia battere il cuore. Senza mettere a rischio l’incolumità altrui e propria, naturalmente. Ma, vivaddio, facendo qualcosa per la quale valga la pena stare due ore in poltrona. Ci si rilegge dopo Monza, con Hamilton mazziato e penalizzato e forse, auspicabilmente, anche finalmente un po’ inc…zzato…