È un’anomalia sedimentata in una dozzina d’anni, generata industrialmente. Travestita a volte da emancipazione, certe altre da cultura pop aggiornata. Dall’ansia da reperibilità all’insaponamento informativo: un elenco delle nuove patologie social-indotte
La vera apocalisse che sta arrivando è quella neurologica. Oliver Sacks, era il 2019 sul New Yorker, guardando i suoi ragazzi del West Village ipnotizzati dallo schermo, già descriveva una mutazione cognitiva che poi si è aggravata fino a diventare non più operabile. Vedeva una generazione ridotta a colibrì percettivi, ragazzi che saltellano da una notifica all’altra senza più immagazzinare pezzi di memoria.
Sei anni dopo, la diagnosi fa venire la malinconia. Non perché non fosse corretta, ma per l’ingenuità che i danni di quest’epoca tutta online fossero limitati all’assimilazione dei concetti. Non siamo soltanto distratti, siamo neurodivergenti collettivi, come ci avessero stampato nuove identità cerebrali in serie. Non sono le neurodivergenze dei manuali, ancora non ci siamo entrati, nei manuali, qui si parla di un’altra cosa. E’ un’anomalia sedimentata in una dozzina d’anni, generata industrialmente. Aumenta e ramifica per via delle dosi quotidiane di allucinogeno (i social, i bar aperti a tutte le ore).
Non se ne parla come di malattia perché è passata sotto le presse della modernità. E’ travestita a volte da emancipazione, certe altre da cultura pop aggiornata, più di tutto la fanno passare per libertà. E’ una mutazione culturale che è diversa da tutte le altre che abbiamo avuto, è più sottile e più massiccia, più accelerata. Per capire quanto accelerata, basta pensare che tra gli scardinamenti dell’epoca passata (che è l’altroieri, non cent’anni fa), quella mutazione ha abolito il pudore, la competenza, la distanza critica. Sulla bandiera piantata in questo secolo c’è scritto: “Ora è normale”.
La rivoluzione che ci è caduta addosso non è la tecnologia in sé, è il precipitato in provetta. Analizziamolo, vediamo e mettiamo in fila le nuove nevrosi social-indotte, la collezione di patologie critico-ornamentali che fanno impallidire quelle psicanalitiche che avevamo fino al limitare del decennio scorso. Esibizionismo estremizzato: la prostituzione generalizzata (OnlyFans) non passa come prostituzione vera. Più come una possibilità economica, un ramo delle emancipazioni personali e sfruttabili, un farsi foto come un altro.
Medicina parlamentare: si fanno oggi, in politica, conversazioni sulle scienze mediche e si prendono decisioni sulla base di una platea digitale maniaca e complottista, epperò potenzialmente elettorale, anche a dispetto dei pareri informati. Tra gente con laurea in medicina e gente senza laurea in medicina, vince la seconda. Anche di questo non sembriamo troppo spaventati.
Ansia da reperibilità: se non riesci a rispondere al telefono per 24 ore sei – per tutti – passato a domeneddio.
Pornografia emotiva: è normale piangere davanti a una telecamera in favore di estranei (chiamati community) raccontando pieghe privatissime della propria esistenza. Per poi impermalirsi assai se i suddetti estranei – in virtù di un principio di nudità che tu stesso, esibizionista, hai messo come regola del gioco – ti fanno domande intime e infami.
Demenza da commento: intervenire compulsivamente su qualsiasi boiata. Il micro-episodio diventa immediatamente notizia di rilievo, rimbalzo dai social diretto all’editoriale con grossa morale. Della grandezza effettiva e concretezza dei fatti non importa a nessuno. E’ una società in cui bastano i pretesti. Segue, come malattia secondaria, l’incapacità di sostenere la contraddizione.
Insaponamento informativo: si accumula moltissimo, ma nulla sedimenta. Le fesserie del giorno dopo sostituiscono quelle del giorno prima, un flusso di acquaragia continuo. Sapere dura dodici ore, e conoscere le cose diventa niente, senza la memoria. Servirebbe metterle in bottiglia, queste informazioni, e spedirle a qualcuno di cui ci fidavamo nel novecento. Che ci avrebbe detto “siete dei bei matti” e poi sarebbe scappato ad appiccare fuoco ai server mondiali.