“La mostra del cinema che comincia oggi, come la Biennale, è scambio e contaminazione”, dice il presidente
Caro Fogliuzzo, vengo con questa mia a dire cosa e come la Biennale di Venezia, nei suoi 130 gloriosi anni di vita che ricorrono in questo 2025, ha mantenuto una paradossale unicità: quella di essere multiforme. E sempre di vivo ingegno.
Aperta via via a tutte le arti contemporanee, per ognuna di esse la Biennale è stata palcoscenico internazionale, presentando opere epocali, scoprendo talenti, formando pubblici appassionati. Allo stesso tempo, ha via via favorito tra quelle diverse arti interscambi e contaminazioni, alimentando negli autori di tutto il mondo, in particolare giovani, lo spirito critico e l’ansia di sperimentazione.
Ora, in questo complesso nuovo secolo che stiamo vivendo, la Biennale da una parte si conferma straordinaria “fabbrica” di grandi mostre delle sue discipline storiche (arte, architettura, cinema, danza, musica teatro e, da un anno, anche “parola”), dall’altra si attrezza sempre più a un ruolo che è insieme antico e rivolto al futuro, la “bottega” artistica.
Le generazioni future, a partire già dalla prossima primavera, troveranno nell’Archivio della Biennale in Arsenale, il luogo dove formarsi e trovare anche produzione.
Da sempre punto di arrivo di tante aspettative, la Biennale, attraverso il progetto chiamato “Biennale College” che tocca tutte le sue arti, prepara sempre più i giovani talenti, affiancandoli a maestri, forgiandone il mestiere, con un impegno che giova al mondo.
Quale esempio, ci piace ricordare che all’82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che si inaugura oggi al Lido, partecipa nell’affermata sezione Orizzonti il regista thailandese Nawapol Thamrongrattanarit, il cui esordio avvenne proprio a Venezia anni fa grazie a Biennale College Cinema, che ne finanziò il primo film. Una dimostrazione che, se opportunamente sostenuti, i sogni possono avvicinarsi fino a diventare realtà, e che la temerarietà di chi coltiva speranze può essere premiata.