I ritardi del governo su Pnrr e giustizia civile. Il Csm va in soccorso

L’obiettivo principale concordato con l’Unione europea, cioè la riduzione del 40% della durata media dei processi civili, appare lontano. Così il governo ha adottato un decreto con misure d’urgenza, tra ritardi e contraddizioni. Il Csm pronto a un plenum straordinario

Il 3 settembre il Consiglio superiore della magistratura terrà un plenum straordinario per deliberare sulle misure urgenti che sono state richieste dal governo per cercare di raddrizzare la rotta e rendere possibile il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr sulla giustizia civile. Lo ha appreso il Foglio da fonti autorevoli del Csm. Il target principale concordato con l’Unione europea, cioè la riduzione del 40 per cento entro giugno 2026 della durata media dei procedimenti civili (il cosiddetto “disposition time”) appare al momento fuori portata, se si considera che al 30 giugno scorso si attestava al 20,1 per cento rispetto al 2019. Per queste ragioni, con un decreto adottato quasi in gran silenzio l’8 agosto prima della pausa estiva, il governo ha definito una serie di interventi d’urgenza per provare a cambiare la situazione.

Il decreto (n. 117/2025) prevede due interventi principali. Il primo riguarda le corti d’appello che non hanno ancora raggiunto gli obiettivi del Pnrr, alle quali potranno essere destinati fino a venti magistrati provenienti da sedi diverse. Il secondo intervento riguarda i tribunali, ai quali potranno esseri applicati a distanza in via straordinaria fino a cinquecento magistrati, che avranno il compito di definire da remoto i procedimenti civili. In entrambi i casi il decreto prevede che il Csm individui le sedi interessate entro quindici giorni dall’entrata in vigore del decreto.

Il Consiglio superiore ha accolto con la dovuta responsabilità questo impegno: i consiglieri, in particolare quelli che compongono le commissioni interessate (la terza e la settima) hanno interrotto il periodo di ferie e nei giorni scorsi hanno svolto le dovute riunioni per individuare le sedi e il numero dei magistrati da trasferire. Questo lavoro preparatorio sfocerà il 3 settembre nell’approvazione di una delibera specifica in occasione di un plenum straordinario, convocato dal comitato di presidenza il giorno prima del plenum straordinario che, alla presenza del capo dello stato Sergio Mattarella, nominerà il nuovo primo presidente della Corte di cassazione, in sostituzione di Margherita Cassano, che andrà in pensione il 9 settembre. Una volta adottata la delibera che individua le Corti e i tribunali ai quali trasferire o applicare da remoto i magistrati, il Csm dovrà completare le procedure entro il 23 settembre. Uno sforzo non indifferente per il Csm, che non intende lasciare al governo nessun appiglio per polemiche future che possano riguardare, appunto, presunti ritardi nell’attuazione delle norme.

Le misure del governo e del Guardasigilli Carlo Nordio non sono prive di elementi di criticità, se non di schizofrenia. Lo scorso ottobre, in seguito alla diatriba che ha riguardato alcune decisioni dei tribunali in materia di immigrazione, il governo ha deciso di trasferire alle corti d’appello la competenza relativa alla convalida dei procedimenti di trattenimento dei migranti che richiedono protezione internazionale, caricando quindi le corti di ulteriori procedimenti da smaltire, a organico invariato. Con il decreto dell’8 agosto, il governo si premura ora di “aiutare” le corti d’appello che sono in sofferenza rispetto agli obiettivi del Pnrr. Una contraddizione palese.

Come se non bastasse, le misure previste dall’esecutivo stanno già generano non poche tensioni tra gli stessi magistrati. Ai magistrati che saranno trasferiti presso le corti d’appello, anche se di prima nomina, sarà attribuita un’indennità mensile “pari all’importo mensile dello stipendio tabellare previsto per il magistrato ordinario con tre anni di anzianità”. Una forma di incentivo, che però sta inevitabilmente facendo storcere il naso alle toghe con maggiore esperienza. Per non parlare dei 500 giudici che saranno applicati da remoto ai tribunali: per le loro retribuzioni è previsto uno stanziamento di 15 milioni di euro. Potranno aderire anche i magistrati fuori ruolo, cioè quelle assegnati a incarichi extra-giudiziari, per esempio presso i ministeri. Quelli che un tempo per Nordio costituivano un problema, e ora invece persino una platea dalla quale attingere toghe da premiare con bonus extra.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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