La nave con a bordo dieci naufraghi ha rifiutato l’ordine di attraccare a Genova ed è stata sequestrata a Trapani. FdI richiama il rispetto del decreto Piantedosi. Attaccano le opposizioni
Prima missione, primo fermo. Mediterranea, la nuovissima nave dell’ong Mediterranea Saving Humans, è stata sottoposta a sequestro nel porto di Trapani, in risposta al gesto di protesta compiuto rifiutandosi di seguire le indicazioni del ministero dell’Interno durante un’attività di salvataggio. Un’azione definita di “disobbedienza”, come annunciato oggi dal capomissione dell’ong, Beppe Caccia. La nave aveva recuperato dieci naufraghi a circa 30 miglia nautiche dalle coste libiche lo scorso 21 agosto. Tra le persone tratte in salvo anche tre minori, tutti consegnati “da un gommone di tipo militare, che si è subito allontanato a grande velocità”, come avevano riferito dall’ong. Sabato notte, il ministero dell’Interno aveva indirizzato Mediterranea al porto di Genova per procedere alle operazioni di sbarco, una distanza considerata spropositata dal team dell’ong. “Il tentativo di imporre Genova per lo sbarco avviene senza che il Viminale tenga minimamente conto delle difficili condizioni psico-fisiche dei dieci superstiti”, recitava il comunicato di Mediterranea che a quel punto ha deciso di ignorare l’indicazione del ministero e di dirigersi verso Trapani.
Le norme attuali sull’assegnazione dei porti dopo le operazioni di salvataggio sono dettate dal decreto 1/2023, il cosiddetto decreto Piantedosi. In nome di questo provvedimento, lamentano le ong, si impongono operazioni di sbarco in porti lontani da dove si è proceduto alle operazioni di recupero. L’intento, dicono, è quello di disincentivare i salvataggi. La decisione ha suscitato la reazione della sinistra, che ha ricordato anche il caso della Ocean Viking, che sempre oggi è stata bersaglio dei colpi di arma da fuoco da parte di una motovedetta libica durante un’operazione di salvataggio. “Chiediamo al governo che cosa intenda fare, ma temiamo di conoscere la risposta: niente. Perché sono gli stessi che hanno riaccompagnato a casa il criminale Almasri”, ha attaccato la segretaria dem, Elly Schlein. “Siamo di fronte a un’oscenità”, ha rincarato Nicola Fratoianni di Avs. D’altra parte, ci sono le leggi dello stato che invece vanno rispettate, dicono da Fratelli d’Italia. “Il fermo amministrativo della nave Mediterranea è avvenuto in applicazione del decreto Piantedosi, varato dal governo Meloni per contrastare l’immigrazione irregolare. Le leggi si rispettano”, recita un comunicato di Fratelli d’Italia.
Il nodo della discordia resta quello dell’interpretazione del diritto internazionale su cosa si debba intendere tecnicamente per pos “place of safety” più vicino. Per il governo, il concetto è passibile di interpretazioni e soprattutto andrebbe calibrato anche rispetto alle effettive capacità degli enti locali di gestire gli sbarchi e le operazioni di accoglienza. Una necessità, secondo il governo, che porta a distribuire i punti di sbarco da assegnare alle navi delle ong in tutta Italia, e non solamente nei porti del sud. Resta infine il gesto della disobbedienza civile, che rischia davvero di condurre all’anarchia la gestione di un fenomeno che ha bisogno di essere governato e disciplinato, piuttosto che di provocazioni.