L’esercito israeliano colpisce la struttura a Khan Younis. Le vittime, l’inchiesta, le parole di Trump e di Netanyahu
L’esercito israeliano ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Younis: prima un primo colpo, poi un secondo. Il bilancio delle vittime, secondo i dati diffusi dalle autorità di Gaza, è di venti morti. Tra loro ci sono quattro giornalisti che lavoravano per testate internazionali ed erano arrivati sul posto per riprendere il bombardamento. Ci sono video che mostrano l’attacco che non sarebbe partito dall’aeronautica, ma da terra. Il secondo colpo ha centrato i soccorritori che erano arrivati dopo il primo bombardamento. Israele ha detto di aver aperto un’inchiesta, Amit Seagal, un giornalista con ottime fonti dentro a Tsahal, ha riferito che sulla struttura c’era una telecamera usata da Hamas per controllare le azioni degli israeliani. L’ordine di rimuoverla sarebbe stato eseguito da un carro armato secondo gli esperti militari, con effetti devastanti. L’inchiesta ordinata dal capo di stato maggiore Eyal Zamir mira soprattutto a capire cosa sia successo dopo il primo attacco e perché il carro armato da cui è partito il colpo avrebbe puntato proprio dove si erano radunati i soccorritori. Ogni giorno della guerra fra Israele Hamas sembra allontanare la fine del conflitto.
Oggi è stato proprio Zamir a dire che si lavora a un accordo con i terroristi nella Striscia per liberare gli ostaggi. Tante volte le famiglie dei rapiti hanno sentito dire che le attività diplomatiche per un’intesa si facevano intense, ma alla fine sono rimaste deluse, hanno imparato a non fidarsi. Oggi, con il permesso dei familiari di uno degli ostaggi, è stato reso pubblico il video in cui i terroristi rapiscono un soldato il 7 ottobre. Si tratta del rapimento del soldato Nimrod Cohen, tirato fuori dal suo carro armato e condotto a Gaza. Il presidente americano, Donald Trump, ha detto ai giornalisti che troppo spesso ci si dimentica delle cause della guerra, dell’attacco ai kibbutz, ma parlando dell’attacco all’ospedale ha aggiunto: “Non sono contento, non voglio vedere queste cose”. Poche ore dopo anche il primo ministro israeliano ha rilasciato un comunicato: “Israele esprime profondo rammarico per il tragico incidente avvenuto oggi all’ospedale Nasser di Gaza. Israele apprezza il lavoro dei giornalisti, del personale medico e di tutti i civili. Le autorità militari stanno conducendo un’indagine approfondita”. L’isolamento di Israele si intensifica mentre Tsahal entra nelle prime fasi dell’assalto a Gaza City, la città principale della Striscia rimasta una roccaforte di Hamas. Trump ha dato il sostegno all’operazione, dicendo che Hamas non accetterà mai di liberare gli ostaggi, se non con la forza. Dentro a Israele però lo scetticismo per l’operazione aumenta, l’assalto rischia di diventare una trappola in cui possono cadere soldati e anche gli ostaggi rimasti vivi. Il timore di chi critica l’operazione è che si tratti di un’azione disperata dalle conseguenze dolorose, una scommessa sbagliata fatta dal governo che sperava di condurre Hamas alla resa e adesso non può tirarsi indietro.