Gli storici, il mondo che va di corsa e le erbacce dure da estirpare

Adriano Prosperi ha da poco compiuto gli anni. La sua amicizia mi ha regalato un gruzzolo di conoscenze preziose a capire il mondo cui ancora apparteniamo: un mondo che è andato da tutt’altra parte, e allo stesso tempo in cui tanti nostri connotati resistono strenuamente

E’ divertente, a prenderla bene. A suo tempo, Pippo Brunelleschi architetto continuava a importunare le autorità competenti spiegando che lui ce l’aveva un modo per costruire la cupola di Santa Maria del Fiore. Vedete, dice Salvini ministro e vicepresidente, anche allora c’era il partito preso dell’opposizione. Ieri era venerdì, ho preso un lunghissimo treno, per consolarmi dei tempi ho riletto il Don Chisciotte, e sono capitato sopra il solenne passo sugli storici: “L’interesse, il timore, l’odio o l’affezione non debbono sviarli dal sentiero della verità, la cui madre è la storia emula del tempo, deposito delle azioni umane, testimonio del passato, esempio e specchio del presente, e ammaestramento per l’avvenire”.

E proprio ieri Adriano Prosperi ha compiuto i suoi anni. E’ impressionante, oltre alla qualità, la varietà di temi cui si è dedicato e si dedica nella sua attività di studioso e di cittadino. Inquisizioni, confessioni, missioni nelle Indie lontane e in quelle di casa, società contadina – Prosperi ha messo a frutto l’attaccamento a un tempo e un luogo di origine, la guerra fascista e l’occupazione nazista, la Toscana di Stabbia, della Vinci di Leonardo, di Cerreto Guidi, del Padule di Fucecchio, l’Italia mezzadrile e contadina, la Pisa della Normale, e il volo spiccato… L’antica consuetudine con lui mi ha regalato, oltre alla felicità dell’amicizia, un gruzzolo di conoscenze preziose a capire il mondo cui ancora apparteniamo. Tutto un altro mondo, si direbbe. Anche dirlo secolarizzato non serve più. E’ andato da tutt’altra parte, e sempre più di corsa. Perciò è tanto più impressionante notare come certi connotati nostri resistano, piante estirpate al loro terreno che continuino misteriosamente a rigogliare e infestare.

Con un Papa davvero straniero, americano di due americhe, né gesuita né francescano e nemmeno salesiano, e però una tribù di governo ostinata a usurpare l’inizio e la fine della vita delle persone, una professione della giustizia che invade l’intimità e fomenta delazioni e penitenze, una galera burocraticamente sadica e un’allegra convivenza fra licenza di costumi e sessuofobia. Delle conversazioni con lui, copio questo passo, che mi sembra tenere insieme il dettaglio e il quadro intero: “La corruzione romana era insieme enorme e grandiosa. Enorme, al punto di non riconoscersi limiti: c’era bensì, anche nella curia, chi ne sentiva lo scandalo e avvertiva della punizione che ne sarebbe venuta. Ma non bastava, e forse è tipico della corruzione restare sempre in debito con se stessa, allora e oggi. La differenza sta nella grandiosità: oggi si vedono poche Cappelle Sistine in giro, pochi palazzi d’Urbino”. S’intravvede un ponte sullo Stretto, e un piazzista che evoca Brunelleschi. Auguri ad Adriano Prosperi, e a noi tutti.

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