Simone Pafundi e l’effetto Mancini

L’attaccante dell’Udinese giocherà in prestito nella Sampdoria, voluto dal direttore sportivo Andrea Mancini, il figlio dell’ex ct che lo convocò diciassettenne in Nazionale

“Le nostre convocazioni sono: prima Pafundi, poi tutto il resto”. Così parlava Roberto Mancini nel marzo del 2023, quando Simone Pafundi aveva 17 anni e 9 minuti in Serie A all’attivo in quella stagione, da aggiungere ai 22 giocati nel giorno del debutto, uno 0-4 in casa di una Salernitana finita sull’orlo di uno psicodramma da retrocessione evitato soltanto grazie al contemporaneo stop del Cagliari. Non si respirava, nell’ambiente della sua Udinese, così tanta fiducia da giustificare la convocazione nemmeno in Under 21, figurarsi in Nazionale maggiore. Eppure la prima chiamata era arrivata addirittura quattro mesi prima, a novembre 2022, con il gusto della giocata a effetto che ha sempre accompagnato l’allora commissario tecnico.

Di anni, da quella frase, ne sono passati due e cinque mesi. Simone Pafundi non solo non ha mai trovato spazio all’interno dell’Udinese, ma ha faticato non poco anche nel prestito al Losanna: un anno solare, da gennaio 2024 a gennaio 2025, senza mai davvero lasciare il segno. E allora di nuovo Udine, di nuovo soltanto spezzoni, quasi sempre in partite che vedevano i bianconeri costretti a rincorrere in maniera più o meno disperata, nella speranza che dal mancino di Pafundi uscisse qualcosa in grado di far urlare al miracolo. Eppure “game recognize game”, come amano dire negli Stati Uniti: davvero Roberto Mancini si era sbagliato nell’arrivare a dire “ha una qualità incredibile, crediamo molto in lui, ai miei tempi i campioni a 17 anni giocavano in Serie A titolari e la mia speranza è che lui giochi titolare il prima possibile in A”?

Giovedì sera, a Genova, Pafundi si è trovato davanti qualche giornalista, in anticipo sull’annuncio dell’ufficialità del suo passaggio alla Sampdoria. “Sono molto contento, ho scelto la Samp perché è una piazza bellissima, sono molto emozionato. L’ultimo anno non è stato semplice, mi aspetto solo cose belle”, ha detto in attesa di svolgere le visite mediche di rito.

C’è un dettaglio, non da poco: il direttore sportivo della Sampdoria di cognome fa Mancini. È Andrea, il figlio di Roberto, e non è stato un aspetto secondario nella trattativa che ha portato Pafundi a prediligere la Sampdoria ad altre squadre che in Serie B avrebbero accolto volentieri il giovane trequartista. L’Udinese ha scelto di non perderlo in maniera definitiva, lasciandosi un controriscatto possibile in caso di riscatto da parte della Sampdoria. E la parola riscatto è quella che accomuna la Samp, passata dal baratro della retrocessione in Serie C sul campo alla salvezza arrivata fuori tempo massimo nel playout con la Salernitana grazie alla penalizzazione che ha colpito il Brescia, alla speranza di un futuro migliore, anche se in un contesto di maggiore controllo dei conti dopo qualche spesa di troppo nei due anni già trascorsi in B, e Pafundi, che a soli 19 anni è già alle prese con un’annata da dentro o fuori. Il calcio non aspetta, specialmente chi ci arriva con un’etichetta del genere. C’è già chi lo sogna con la numero 10, ma per raccogliere anche quel lascito di Mancini servirebbero spalle davvero larghissime. Meglio andarci piano, almeno stavolta.

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