In Toscana Calenda sbatte la porta in faccia a Pd-M5s. Niente inchini a Taverna

Il leader di Azione si sfila dopo che il Pd ha accettato l’accordo con i grillini alle regionali. “Siamo per il rigassificatore di Piombino, contro il reddito di cittadinanza, per le infrastrutture e lo sviluppo”. Idee troppo diverse e battibecchi

Su X è stato più sintetico: “Se il programma di governo della Regione lo decide la Taverna noi non ci saremo”. Nella versione di HuffPost è stato più icastico: “A me di reggere il moccolo alla Taverna che si inciucia con Giani non va per niente, e allora abbandono il tavolo”. Fumantino peggio di un toscano, pur non essendo toscano come il suo arcinemico Renzi, in questa fase più che confusa del centro-sinistra in cerca della quadra per le regionali Carlo Calenda ha quantomeno il pregio di una coerente chiarezza di idee. Così, dopo l’accordo inchino-forche caudine che il Pd ha accettato per il suo governatore uscente Eugenio Giani, in sorridente foto (poco) opportunity con l’ex grillina con l’apriscatole Paola Taverna ora plenipotenziaria di Conte, il leader di Azione ha preso cappello: “Noi come Terzo Polo abbiamo fatto la campagna elettorale per il rigassificatore di Piombino, contro il reddito di cittadinanza, per le infrastrutture e lo sviluppo, e adesso che facciamo? Per due posti in Consiglio regionale ci inchiniamo ai diktat dei Cinque stelle?”. E ancora: “Non c’è niente da trattare, noi siamo fuori”.

Il partito di Calenda, si sa, conta nelle urne quel che conta – e ovviamente Renzi gli ha risposto con la solita verve: “Più voti e meno tweet”, “se Cinque stelle e sinistra radicale prendono 10 per cento e noi l’1, il problema è nostro”. Lapalissiano, ma di certo non basta a elaborare una risposta politica adeguata a Calenda quando dice che “se il programma lo fa la Taverna” nonché trippa per riformisti. Battibecchi. Ma nei giorni scorsi Calenda, con un minimo di senso e decoro della politica che ad altri manca, aveva anche detto: “In generale il dibattito su queste elezioni regionali nulla ha a che fare con ciò che serve alle Regioni. Assistiamo a scambi di posti, negoziati che cancellano infrastrutture e erogano sussidi a pioggia insostenibili, discussioni infinite sul numero di mandati… Tutto ciò è ributtante e conferma che c’è qualcosa di profondamente malato nel sistema del regionalismo italiano”. La porti un bacione a Calenda.

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