La perdita d’indipendenza della banca centrale è la via verso l’inflazione e verso una perdita di efficacia della politica monetaria
“Cook deve dimettersi, subito!!!”. L’avviso di sfratto di Donald Trump è arrivato, come al solito, attraverso i social network e riguarda una delle posizioni più delicate negli Stati Uniti in questo periodo. Lisa Cook è infatti una dei sette membri del board della Federal reserve, accusata di presunte irregolarità sull’ottenimento di un mutuo da parte del capo della Federal Housing Finance Agency, Bill Pulte, un fedelissimo del presidente degli Stati Uniti. E’ più che evidente che il vero obiettivo di Trump è il controllo della banca centrale: le accuse a Cook sono solo l’ultima tappa dell’escalation di attacchi della Casa Bianca alla Fed, colpevole di non adeguarsi alle richieste del presidente di ridurre i tassi di interesse. Cook, che è stata nominata da Biden, durante il suo mandato ha votato in linea con il presidente Jerome Powell e con le decisioni di mantenere stabili i tassi di interesse dopo il forte inasprimento dei dazi da parte di Trump.
Prima di lei, il presidente si è scagliato contro Powell per mesi, facendo pressioni su di lui affinché tagliasse i tassi o si dimettesse. L’unico modo per Trump per licenziare un governatore della Fed (come Powell o Cook) è, secondo l’interpretazione della Corte Suprema, “per giusta causa”: ovvero in caso di illeciti o gravi inadempimenti. Così la Casa Bianca, e lo stesso Pulte, prima ha tentato di accusare Powell per gli extracosti legati alla ristrutturazione della sede centrale della Fed. Ora arrivano le accuse a Cook per un presunto mutuo agevolato, preludio di un licenziamento qualora la governatrice non si dimettesse. Insomma, la chiara impressione è che Trump stia cercando un qualsiasi motivo per addomesticare la Fed. Il danno istituzionale che rischia di produrre però è enorme, peraltro con conseguenze negative per la stessa Amministrazione: quanto meno la Fed è ritenuta indipendente, tanto meno è credibile. Questo implica un aumento delle aspettative di inflazione e una perdita di efficacia della politica monetaria. L’esperienza di paesi come la Turchia o l’Argentina indica chiaramente dove si va a finire percorrendo quella strada.