Il sindacato raccontato da una guida esperta e voce dissonante. Il libro di Gaetano Sateriale e il disaccordo con la traiettoria impressa all’organizzazione da Maurizio Landini
La si può amare o detestare ma la Cgil resta comunque un’organizzazione extra-large che in Italia pesa. Conoscerla meglio può essere utile specie se si dispone di una guida esperta che ha vissuto per oltre 30 anni all’interno ed è al corrente di fatti, dinamiche, di cosa succede e non succede prima e durante le grandi vertenze, della dialettica tra le diverse componenti dell’organizzazione e delle storie individuali dei dirigenti. La guida in questione è Gaetano Sateriale, ferrarese doc, formatosi nelle vertenze per la ristrutturazione della grande chimica, grande amico di Sergio Cofferati, dirigente multi-ruolo in Cgil, e gli anni che racconta sono quelli che vanno dai ’90 a oggi. I personaggi-chiave sono i Lama, i Trentin, i Cofferati, le Camusso, i Landini ma anche i Ciampi e i D’Alema. Il libro fresco di stampe ed edito da Rubbettino si chiama “Corso Italia, 25. La Cgil raccontata da dentro”. Va detto subito che Sateriale non è uno spretato, ama ancora appassionatamente la sua Cgil, ha votato anche ai referendum, ma non è assolutamente d’accordo con la traiettoria impressa all’organizzazione da Maurizio Landini. Ecco un assaggio: “Chi dice rivolta sociale per dire mobilitazione o anche ribellione è meglio che la sera, a casa, faccia qualche ripasso. Avete presente il commissario Charitos dei racconti di Markaris, che quando finisce di lavorare, seduto in poltrona si rilegge il dizionario? Pensate se l’avessero usata Lama o Trentin o Cofferati quella frase, che cosa sarebbe successo…”. Sateriale crede tanto nella contrattazione e poco nella politicizzazione del sindacato e non è sicuramente una mammoletta, tanto è vero che nel suo curriculum c’è anche l’esperienza di sindaco di Ferrara per due legislature. “Noi chimici abbiamo rappresentato in Cgil sempre la destra. Più contrattualisti che politici, più riformisti che antagonisti. Facevamo vertenze e accordi difficili con Montedison, Eni, Pirelli senza mai puntare allo scontro per lo scontro. E quando possibile cercavamo di combinare i differenti interessi”.
La prima figura che si incontra in questa sorta di diario del compagno Gaetano è proprio quella di Trentin. Appare come un gigante. Sindacalista coltissimo, intellettualmente onesto, scalatore di montagne ma anche così astuto da aver messo a punto un sistema a prova di bomba per saltare la fila della mensa di corso Italia 25, oppure da tenere nella sua stanza di segretario l’aria condizionata a palla per far sì che i colloqui richiestigli durassero il meno possibile. Anche a quei tempi, pur con una leadership carismatica, la Cgil era un impero feudale. “C’è l’imperatore ma in giro ci sono mille ducati, principati, marchesati, contee e anche regni. Tutti obbediscono alle chiamate dell’imperatore, se ci sono crociate mettono le truppe, ma ognuno resta padrone a casa sua”. Di Trentin, Sateriale racconta anche la radicata superstizione e commenta con riferimento a Landini: “Bruno uno sciopero generale di venerdì 17 non l’avrebbe mai convocato”.
Altro gigante agli occhi di Sateriale è Luciano Lama, capace di incutere soggezione ai funzionari dell’organizzazione, di cambiare gli umori e l’orientamento delle piazze operaie più ostili, difendere la storica svolta dell’Eur contro la fronda interna e insieme l’autonomia della Cgil nei confronti del Pci. Sfilano nelle pagine del libro molti altri personaggi come Fausto Bertinotti, capo della sinistra interna, ingraiano e chiamato “il poeta”. Antonio Pizzinato, segretario generale per poco tempo, in difficoltà palese a dare un indirizzo unitario alle varie anime dell’organizzazione tanto che, per descrivere l’andazzo della Cgil di allora, Gaetano usa un detto ferrarese: “Ognuno ballava con sua nonna”. C’è Massimo D’Alema, che da capo del governo favorisce la nomina a presidente della Confindustria di Antonio D’Amato, che supera sul filo di lana Carlo Callieri. O che incontra Sateriale e gli fa una scenata perché Cofferati vuol riportare, in Italia da Bruxelles, Romano Prodi. Una grande famiglia, la Cgil, con tanta confidenza e affetto ma anche rivalità e gelosie e tanti dispetti. “Festeggiavamo i 70 anni di Lama in una sala strapiena di corso Italia e Trentin tenne il discorso di auguri leggendo un foglietto senza nessuna informalità e partecipazione”. Vecchi attriti, annota l’autore.
Dulcis in fundo Landini. Gaetano non lo ama, peraltro vivamente ricambiato. In una riunione il segretario si lascia scappare uno di quegli insulti tipici di certa sinistra (“ma quello chi lo paga?”) e soprattutto lo licenzia dalla casa editrice, l’Ediesse, a cui era stato destinato da Susanna Camusso. Racconta Sateriale: “Landini apre la riunione spiegandoci che alla stazione di Reggio Emilia aveva incontrato quasi per caso un suo vecchio compagno di scuola e che quello si era offerto di farci da consulente gratis sul sistema della comunicazione. Il vecchio compagno di scuola era lì presente e ci avrebbe spiegato cosa bisognava fare”. Al di là dell’episodio, a dividerlo da Landini è quasi tutto: la coalizione sociale ad esempio. “Non è che noi facciamo casino e i partiti fanno le leggi. Noi portiamo a casa miglioramenti con la contrattazione e poi le leggi estendono a tutti quei benefici. Ma Landini non sopporta la parola concertazione, eppure è l’unica strada che vedo”. Ai referendum Sateriale, turandosi il naso, ha votato Sì, ma paragona il numero uno della Cgil a quei pescatori di Comacchio che appena soffia un vento contrario buttano l’àncora. Ma le àncore (ovvero gli scioperi) non sostituiscono le trattative.