I positivi aspetti economici per l’Ue del sostegno condiviso a Kyiv

Gli aspetti concreti, militari, politici ed economici dell’intesa per il post-cessate il fuoco in Ucraina, sono ancora tutti da costruire. Ma se l’Europa gioca bene le sue carte, sarà la premessa di una benefica svolta nella collaborazione economica tra Ue e Stati Uniti, oggi avvelenata dallo scontro sui dazi

La persistente tendenza di molti media e commentatori resta improntata a scarsa oggettività e realismo, nell’analisi dei recenti sviluppi del rapporto tra Europa e Stati Uniti di Trump. E’ avvenuto all’indomani della pre-intesa sui dazi tra Ursula von der Leyen e il presidente Usa, considerata da troppi politici e media un’avvilente sconfitta a cui andavano invece preferiti vendicativi dazi muscolari europei, come se questi ultimi non fossero un clamoroso autogol per la nostra economia. Avviene anche oggi, dopo l’incontro con Trump alla Casa Bianca dei leader europei con Zelensky sulla vicenda ucraina. E’ stata una presenza europea affrettata e poco dignitosa, hanno detto e scritto in molti. Ma è vero il contrario. Dopo il cedimento di Trump a Putin in Alaska, hanno fatto benissimo i leader europei a concordare in poche ore con Zelensky la richiesta a Trump di un incontro diretto a Washington. Ed è grazie a questa iniziativa e ai temi sollevati dai leader europei, che il tavolo delle soluzioni per l’Ucraina è radicalmente cambiato.

E’ vero, Trump non chiede ancora a Putin di interrompere attacchi e bombardamenti. Ma in Alaska non c’era la premessa di concordare un meccanismo di concreta garanzia per la difesa dell’Ucraina condiviso tra Europa e Usa. Mentre nell’incontro a Washington è diventata condizione prioritaria per ogni successivo negoziato. Putin non se l’aspettava, il suo disprezzo per l’Europa è reiterato da anni, e non a caso i cagnolini mediatici del regime putiniano hanno subito ripreso a insultare i leader europei. Il che significa che l’intesa euro-americana si è finalmente messa sulla strada giusta, offrendo una cornice di realismo, credibilità e giustizia a ciò che in Alaska era sembrata solo una concessione di Trump alle pretese territoriali e alla contrarietà di Mosca a qualunque meccanismo occidentale di difesa di un’Ucraina indebolita, lasciando spazio a nuove iniziative militari di Putin.

Gli aspetti concreti, militari, politici ed economici, di un simile sostegno condiviso all’Ucraina per il post-cessate il fuoco, sono ora tutti da costruire in uno stretto rapporto tra Europa, Usa e Zelensky. E va fatto in poco tempo, perché Putin rema contro e accresce ogni giorno le sue stragi in Ucraina. Ma questa inedita intesa politico-militare è sia negli interessi della Ue che degli Usa, ed è una crasi energica rispetto al deterioramento dell’impegno americano sulla difesa europea che fin dall’inizio ha contraddistinto il secondo mandato di Trump, conoscendo solo una pausa temporanea all’ultimo vertice Nato del 24-25 giugno scorso. Inoltre l’intesa a Washington è anche più che una svolta a garanzia dell’Ucraina libera, dei confini europei, e del persistente impegno Usa in Europa. Se l’Europa gioca bene le sue carte, è anche la premessa di una benefica svolta nella collaborazione economica tra Ue e Usa, oggi avvelenata dallo scontro sui dazi.

Un esempio concreto: i 600 miliardi di investimenti europei in Usa, di cui si è parlato in Scozia in margine alla pre-intesa sui dazi, sono un puro flatus vocis. La Ue non ha alcun potere sui flussi di investimento delle aziende e degli intermediari finanziari europei negli Usa, che già nel 2024 per altro hanno (per colpa dei mercati europei, che restano segmentati) raggiunto i 400 miliardi di dollari annui. Ma al contrario un quinto o un sesto di quei 600 miliardi teorici potrebbero diventare acquisti di sistema avanzati di difesa americani, soddisfacendo Trump e vincolandolo a una trattativa seria con Putin. Tutto ciò sarebbe a vantaggio dell’Ucraina e del comune ombrello di difesa europeo, non solo delle aziende americane. In questa stesa cornice, la Ue avrebbe da subito argomenti da spendere a Washington sulla lista di esenzioni – ancora indefinita – da allegare all’intesa sui dazi. A cominciare dai super dazi del 50 per cento riservati a prodotti e componenti realizzati in acciaio e alluminio.

Quei superdazi sono giustificati da Trump per motivi di sicurezza nazionale americana: ma in una cornice pluriennale a tutela condivisa della difesa e sicurezza ucraina ed europea, cade la ragione dei superdazi su quei metalli decisivi per l’industria della difesa. E si aprirebbe una porta anche per il maggior acquisto statunitense di sistemi avanzati militari prodotti in Europa, moltiplicando l’esempio della nuova classe di fregate multiruolo Constellation, che l’italiana Fincantieri produce per la Us Navy nei cantieri della sua controllata negli States. Un nuovo rapporto tra Usa e Ue, vere garanzie per l’Ucraina, un solido impegno comune contro l’imperialismo militare di Putin. Bisogna lavorarci molto, ma l’iniziativa europea questa volta può generare svolte sinora impreviste.

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