Sechi al posto di Barbero su Rai Storia: il riflesso condizionato di una fake news

Barbero contro Sechi: influencer e giornalisti che rilanciano una smentita. Come fosse una conferma

“Sechi sostituisce Barbero”. Più che catena, è proprio il fuoco di sant’Antonio. Il virus che a fine estate si spande dai whatsappari più tordi ai profili con spunta blu (financo giornalisti). Così accade che Mario Sechi, il direttore di Libero, si ritrovi di colpo ai vertici di Rai Storia. “Non commento mai le fake news”, dice lui che in queste ore è stato il coprotagonista, insieme ad Alessandro Barbero e alla direzione di Rai Storia, di un esperimento involontario. Antropologico e sociologico insieme.

Ricapitolando: autore di cotanto scoop è stato il profilo di @SandroR75 che, lunedì sera, ha piazzato l’ordigno. Ovvero la voce per cui taluni, rockstar della carta stampata, si sono infiammati.

La notizia dunque rimbalza. Rotola e si gonfia, come una sfera di neve. Nel frattempo, però, viene anche smentita. E nondimeno giornalisti e influencer riprendono la smentita a mo’ di conferma. Guasto tecnico.



Uno di loro posta finanche il link dell’articolo dov’è scritto, appunto, che è una menzogna, che non è vero, che lo storico Barbero – totem della sinistra-sinistra – è via dalla Rai dal 2023, che non è mai stato direttore di Rai Storia, che da tempo lavora per Urbano Cairo su La7. Posta la smentita, il giornalista e influencer, e tuttavia non si premura di leggerla. Condivide il link, insomma, ma non lo apre. Si limita come noi solo al titolo, letto in obliquo, sicché si attiene a SandroR75 – anche lui – e poi pubblica la verità con visionario commento ironico: “Viva la meritocrazia, viva Telemeloni, viva la Rai!”. Contro Mario Sechi. Ohibò.



Intanto i suoi 300 mila follower, sommati ai millemila SandroR75 del web, diramano la notizia (falsa). Ed ecco che ci vorrebbe davvero lui, Barbero, per spiegare le calunnie (vulgo: bufale) elevate a verità storiche. Il medievista di sinistra-sinistra ha infatti lavorato in Rai, conducendo “a.C.d.C.”, dal 2013 al 2023, ma da due anni conduce 2 programmi su La7: “In viaggio con Barbero” e “Barbero risponde”; direttore di Rai Storia non lo è mai stato. Sechi, da par suo, conduce su Rai Storia un solo programma: “Che magnifica impresa”. A capo di Rai Cultura, che comprende Rai Storia, è da quest’anno Fabrizio Zappi in quota Lega, dopo i tre anni di Silvia Calandrelli. Tutto il resto, quindi, è moneta falsa. Che sui profili degli influencer più rock, però, suona meglio della moneta vera. La quale, sotto forma di smentita, si è presto consumata. Tanto da essere considerata soltanto metallo, non più moneta. Al punto da essere ripostata, insomma, senza essere letta da chi legge e scrive per professione.



Il caso, si capisce, è da manuale. Forse non quanto i falsi storici medievali ma almeno alla stregua dell’affaire Sokal, e cioè dell’esperimento del fisico Alan Sokal che nel ’96 propose un falso articolo, a una rivista accademica femminista, pieno di errori ma dal titolo lusinghiero. Titolo in virtù del quale fu pubblicato. Ovviamente senza esser letto. Perché certo cambiano i mezzi – non più riviste bensì social e aristocrazia degli influencer – ma non cambiano i messaggi. Non i riflessi condizionati. Che stavolta suggeriscono: Barbero-totem-pacifista contro Sechi-tele-melonizzato. Dopotutto si sa che, dal Medioevo a oggi, l’energia per confutare una menzogna è sempre maggiore dell’energia necessaria per produrla.

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