La squadra della città che ancora non esiste. Storia del Neom che affronta la Roma

Ha rapidamente scalato le gerarchie del calcio saudita con due promozioni di fila e una rosa da 63,7 milioni. Si presenterà quest’anno per la prima volta in Saudi Pro League, ma intanto domani è attesa allo stadio “Benito Stirpe” di Frosinone

Ne “Le città Invisibili”, Italo Calvino scrisse anche di Dorotea, una delle città legate alla componente del desiderio. Inizialmente ne viene descritta la perfezione architettonica con le quattro torri di alluminio, le sette porte lungo le mura e i nove quartieri con 700 case ciascuno. L’immagine di una città ideale. La stessa che vuole costruire Mohammad Bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita e presidente del fondo sovrano Pif. Si chiamerà The Line e fa parte del progetto Neom con altre avveniristiche strutture come Oxagon (area industriale galleggiante), Trojena (complesso montano innevato artificialmente per ospitare i Giochi Invernali Asiatici nel 2029) e Sindalah (resort turistico su un’isola del Mar Rosso, unica opera conclusa).


Il nome “Neom” è coniato dal greco neos, nuovo, con l’aggiunta della m iniziale di mustaqbal, futuro in arabo.

La civiltà antica che abbraccia quella moderna in nome del progresso, almeno nelle intenzioni dei reali sauditi. Il progetto di Neom rientra in Saudi Vision 2030, programma più ampio che lo stato arabo ha presentato nel 2016 per diversificare la sua economia e renderla meno dipendente dall’esportazione di petrolio. Il sito di Neom dovrebbe nascere sul Mar Rosso, nella provincia di Tabuk, in una zona oggi desertica al confine con l’Egitto e la Giordania. Condizionale d’obbligo, visto che al momento i lavori procedono lentamente e i costi, inizialmente stimati sui 500 miliardi, sono già lievitati.

Neom e The Line ancora non esistono, ma c’è già qualcosa che li rappresenta. È il Neom SC, la squadra di calcio che domani sera, sabato 16 agosto, affronterà la Roma allo stadio “Benito Stirpe” di Frosinone. Ci giocano l’attaccante francese Lacazette, arrivato in estate dal Lione, l’ala algerina Benrahma e il portiere polacco Bulka. Poteva finirci persino il centrocampista svizzero Granit Xhaka, prima che scegliesse il Sunderland. Il club si chiamava Al-Suqoor fino al 2023, quando fu acquistato dal fondo Pif, la stessa proprietà delle squadre più blasonate come l’Al-Hilal di Inzaghi e l’Al-Nassr di Ronaldo. La conseguente iniezione di denaro ha reso facile finora la vita sportiva del Neom, che ha rapidamente scalato le gerarchie del calcio saudita con due promozioni di fila e si presenterà quest’anno per la prima volta in Saudi Pro League. Secondo Transfermarkt, il valore della rosa è di 63,7 milioni, già il sesto più alto del proprio campionato.


In attesa che nasca la sua città, il Neom SC gioca a Tabuk, al King Khalid Sport City Stadium, impianto da 12mila posti. Per nulla riempiti nelle partite di una squadra senza radici e logicamente quasi senza tifosi, tirata fuori dal nulla come promessa di un futuro utopico. Una contraddizione ancora più amplificata da un’amichevole contro una squadra fortemente identitaria, che già dal nome rivendica il legame e l’appartenenza con la sua città, una delle più antiche al mondo.

Nelle idee saudite non c’è nessun Grande Raccordo Anulare. The Line dovrebbe essere, nomen omen, una linea lunga 170 km, larga 200 e alta 500. Lo sviluppo della città sarà contenuto entro due file parallele di grattacieli con facciate esterne a specchio: tutti i servizi, in larga parte garantiti da robotica e intelligenza artificiale, saranno raggiungibili in 5 minuti a piedi. Da un capo all’altro di The Line si potrà andare invece in soli 20 minuti grazie al trasporto pubblico, bandite le macchine e le strade, con le due file di grattacieli connesse da passerelle volanti. Lì verrà incastonato lo stadio, a 350 metri di altezza e a disposizione degli stimati 9 milioni di residenti.

La seconda descrizione di Dorotea nell’opera di Calvino non si sofferma sull’urbanistica, ma sulla vita sociale al suo interno: vie piene verso il mercato, donne dai bei denti, soldati che suonano e scritte colorate. È questa la grande utopia. Seppure i render di The Line dovessero prendere forma, sarà possibile invece costruire una socialità con 9 milioni di persone trapiantate da chissà dove, pronte a tifare Neon?

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