L’avventura era il modello della nostra infanzia e dell’adolecenza. La vita dei bambini “non regolari” è spesso smodatamente avventurosa. Ma non è vero che noi del benessere l’abbiamo ripudiata. Il caso di Cecilia De Astis, i bambini morti in mare e il fenomeno di Formula 1
Lunedì scorso Cecilia De Astis, una signora che usciva dalla “Casa della solidarietà” del Gratosoglio, è stata travolta dall’auto rubata da quattro bambini. Sapete tutto.
Martedì, 12 agosto, ero a Bologna con mia sorella. Mio fratello Gianni compiva un numero ragguardevole di anni, e nostra sorella – la più giovane, cioè la meno vecchia – gli ha portato in regalo una vetusta edizione del “Senza famiglia” di Hector Malot (1878, la prima traduzione italiana nel 1881), rilegata in un cartone rigido, vetusto anche lui. Si trattava in realtà di una restituzione, perché il libro era stato di Gianni e da lui firmato sul frontespizio, poi era passato a me in usufrutto, infine a Stella, cui era rimasto finora. Forse voi che leggete non siete passati per quella lettura, benché veda che le riedizioni siano state costanti, e numerose le versioni cinematografiche. Direi che non esista altro testo così gremito di tutte le avventure, disavventure, agnizioni, inganni, smascheramenti, disgrazie e miracoli, e imprese di animali memorabili, che si possano escogitare. E lacrime senza fine. Comunque andasse la vita reale di piccole lettrici e piccoli lettori, l’avventura era il modello dell’infanzia e dell’adolescenza, come insegnavano soprattutto le peripezie di Pinocchio.
Ora non so che cosa i genitori regolari di bambini regolari del nostro tempo e del nostro luogo pensino dell’avventura, per quanto riguarda sé e i propri figli. E’ un fatto che la vita dei bambini non regolari, nati nel nostro tempo ma in un altro luogo, è spesso smodatamente avventurosa. Non dico dei bambini che muoiono in carneficine che usurpano il nome di guerre, e che non di rado vi vengono reclutati per uccidere. Dico per esempio di un’esperienza quotidiana, la morte in mare, o l’arrivo alle nostre coste, di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, dicitura ufficiale “minori non accompagnati”, che hanno traversato deserti di sabbie e d’acqua. Una parte crescente dei nostri simili, incontrati per strada, sul tram, al bar, sono venuti da lì e non lo fanno vedere, non sappiamo riconoscere la loro cicatrice. L’altroieri, per esempio, uno così è arrivato a Lampedusa e suo fratello no, non ce l’ha fatta ad arrivare. Abbiamo dei governanti che si dicono, l’altroieri, col cuore spezzato, e proclamano che la colpa è di scafisti cinici e di genitori dissennati, che affidano all’avventura le proprie creature. Governanti che si accaniscono a ostacolare i soccorsi, si proclamano ostili all’immigrazione clandestina, e sono in realtà nemici degli immigranti in carne e ossa.
Ma non è vero che noi, noi del benessere, abbiamo ripudiato l’avventura. Basta seguire le notizie sulle montagne e le escursioni che mettono a dura prova l’elisoccorso. Giorni fa, forse perché non ho mai avuto la patente – che non mi ha esonerato dalle avventure – ero stato attratto dalle notizie sul talento di un giovane campione di automobilismo. E’ molto simpatico, a quel che ho letto. Ha assaporato, racconta, da piccolissimo l’odore della benzina e il mondo dei motori. A cinque anni guidava il kart. A 12 anni era nella Driver Academy della Mercedes. E così via. Ha esordito in Formula 1 quando ancora non aveva la patente per guidare su strada. Ora ha già 18 anni, corre in Formula 1. Ha appena preso la maturità. Ha appena raggiunto il podio al Gran Premio del Canada. Dice cose intelligenti: “Sto ancora cercando quella linea sottile fra il massimo e l’eccesso”. Gli succedono cose divertenti. In vacanza, in Costa Smeralda, alla guida di una moto d’acqua ha finito la benzina ed è stato rimorchiato a riva da una barca di passaggio. Sono un ragazzo normale, dice. “Quando ti capita un incidente un po’ di paura ti prende”.
Poi ci sono i tre bambini e la bambina del Gratosoglio, 13 anni, quello alla guida, 12, 11 e 11. Che c’entra? Non so. Non c’entra?
Dicevo di martedì, della festa di compleanno del mio bravo fratello. Siamo tre, tutti ottuagenari. Leggo che si raccomanda energicamente, perentoriamente, di abbassare l’età della punibilità penale, “almeno” dai 14 anni ai 12. Per stare al passo coi tempi.