Tutte le idee di Trump in Alaska sono regali a Putin. L’Europa non c’è, ma quel “lodo” proposto da Meloni, estendere l’articolo 5 della Nato all’Ucraina senza coinvolgere l’alleanza, può essere realistico
Quello che Trump potrà fare per noi, purtroppo, non è molto, anche se Trump potrebbe tanto, e quello che l’Europa potrebbe fare per sé stessa non è tanto, anche se quel poco che potrebbe fare significherebbe molto. Per sé stessa, naturalmente, e anche per il paese attorno al quale, in questi giorni, si gioca il destino non solo di una democrazia sotto assedio, una democrazia come l’Ucraina, ma anche delle democrazie che negli ultimi tre anni e mezzo hanno trattato i confini della democrazia assediata come se fossero i confini delle democrazie di tutto il mondo. Il dialogo, vedremo quanto veritiero e fruttifero, fra Trump e Putin presenta incognite impossibili da considerare, ma quello che risulta chiaro agli occhi degli osservatori più attenti è che la volontà di Trump di affrettare, senza che vi sia una trattativa aperta degna di questo nome, i tempi della chiusura del conflitto indica che il presidente americano è disposto a fare molto per andare incontro alle esigenze, alle richieste e ai desideri dell’unico player in campo da cui dipende il passaggio da uno stato di guerra a uno stato di non guerra: Putin. Trump lavora a un cessate il fuoco. Lavora a un riconoscimento effettivo delle conquiste territoriali russe. Lavora alla revoca della maggior parte delle sanzioni imposte alla Russia e, a lungo termine, anche al ritorno alla cooperazione energetica, ovvero alle importazioni di gas e petrolio russi. Lavora a uno scambio di territori fra Ucraina e Russia, io do a te il Donbas, Vladimir, ma tu lascia all’Ucraina Zaporizhzhia.
Lavora a un ritiro degli ucraini dalla Russia. Lavora – o almeno questo è il timore dei paesi europei, Italia in primis – a un depotenziamento militare dell’Ucraina. E lavora in altre parole per chiedere all’Ucraina poco e concedere molto a Putin, per fare finire la guerra. Lo fa, Trump, nell’ottica di chi pensa che difendere l’Ucraina in fondo sia meno importante che difendere la pace. E lo fa, Trump, mosso dalla convinzione che ogni intromissione dell’Europa in questa partita, al netto delle dichiarazioni tutto sommato non ostili offerte due giorni fa dopo i colloqui con i leader europei, rischierebbe di essere dal suo punto di vista solo un’inutile perdita di tempo. Trump, in verità, nel suo odio strutturale per l’Europa, non sembra avere un odio strutturale anche per l’Italia di Giorgia Meloni, come ha dimostrato la richiesta fatta giovedì 7 agosto al capo del governo, di ospitare in Italia, a Roma, il vertice tra il presidente americano e il presidente russo. Ma fino a oggi, a voler essere sinceri, la relazione speciale fra Trump e Meloni oltre che a qualche buon titolo sul giornale non ha portato a molto, e non ha portato neppure a particolari condizioni di favore sui dazi. C’è però una strada che meriterebbe di essere considerata, e valorizzata, e sostenuta da tutto l’arco parlamentare, almeno quello desideroso di avere in futuro un’Europa devota più all’eroismo ucraino che all’estremismo putiniano, e quella strada è la proposta evocata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche in queste ore, per proteggere nel futuro in un colpo solo sia l’Europa sia l’Ucraina.
Una strada alternativa, e più solida, rispetto a quella, pur suggestiva e generosa dei paesi volenterosi che, su base volontaria, promettono di mandare le proprie truppe attorno a Kyiv per proteggere l’Ucraina da possibili scorribande future della Russia, c’è. Ed il così detto lodo italiano: per garantire la sicurezza dell’Ucraina, i paesi Nato fuori dal contesto della Nato si organizzino per firmare un trattato internazionale che copia l’articolo 5 della Nato senza coinvolgere direttamente la Nato in Ucraina. L’articolo 5 della Nato, come è noto, stabilisce che un attacco armato contro un alleato è considerato un attacco contro tutti, e quindi tutti gli altri paesi membri si impegnano a intervenire, potenzialmente anche militarmente, in sua difesa. Nel caso specifico, si tratterebbe di creare un trattato parallelo (o “coalition of the willing”, se vi sembra più sofisticato) in cui paesi Nato e non Nato si impegnano per iscritto e vincolante a reagire insieme se l’Ucraina viene nuovamente attaccata, passando da una solidarietà discrezionale a una garanzia di difesa obbligatoria. Il lodo italiano meriterebbe di essere discusso e considerato e promosso perché permetterebbe di mettere in luce un doppio bluff. Da una parte darebbe a Trump un alibi in meno per non sostenere in futuro l’Ucraina, dato che verrebbe meno il problema di “provocare” la Russia spingendo la Nato ancora di più vicino ai suoi confini (cosa che tra l’altro negli ultimi anni è successa a causa della Russia, e dal momento in cui la Finlandia, che con la Russia confina, si è sentita minacciata, temendo di essere la prossima Ucraina, ha scelto di entrare nella Nato, i confini della Nato a ridosso della Russia sono aumentati di 1.340 km).
Dall’altra parte, elemento ancora più importante, permetterebbe alla Russia di non avere l’alibi dell’Ucraina difesa dalla Nato, per evitare di portare avanti qualsiasi trattativa negoziale (l’Ucraina, detto tra parentesi, è stata aggredita non perché la Nato ha abbaiato alle porte della Russia ma perché l’occidente ha scelto di non sentire gli abbai della Russia alle porte dell’Europa). Il lodo italiano è utile da tenere a mente perché a prescindere da quello che Trump e Putin decideranno rispetto al futuro dell’Ucraina, l’Europa, in quel dialogo, per sua debolezza, rischia di non esserci, di essere assente, non solo fisicamente, ma una strada per proteggere se stessa, proteggendo anche l’Ucraina nel futuro, c’è: un obbligo di mutua difesa, ad adesioni volontarie, per proteggere i confini della nostra democrazia. Una volta messa da parte l’agenda della fuffa forse si potrebbe trovare un istante per mettere al centro della scena l’agenda della realtà. Per l’Ucraina, certo, ma anche per noi. Quello che Trump potrà fare per noi, purtroppo, non è molto, anche se Trump potrebbe tanto, e quello che l’Europa potrebbe fare per se stessa non è tanto, anche se quel poco che potrebbe fare significherebbe molto. E in quel poco il lodo italiano chissà che non sia la strada giusta per provare a dimostrare ancora, oggi più che mai, che la difesa dell’Ucraina coincide con la difesa non di un confine di uno stato ma con confini ancora più preziosi: quelli delle nostre democrazie.