Francese, ebrea, macronista. Seban ci spiega la Francia post 7 ottobre

“Il nuovo volto dell’antisemitismo è l’antisionismo e l’estrema sinistra francese lo alimenta. La critica nei confronti di un governo è legittima ma quando l’antisionismo nega il diritto di Israele di esistere viene superata una linea rossa” dice Shannon Seban

Parigi. Shannon Seban è cresciuta in un quartiere popolare della Seine-Saint-Denis in tempi in cui il vivre-ensemble non era ancora uno slogan vacuo sventolato nei talk-show per qualche applauso facile e voto in più, ma una realtà quotidiana: si viveva insieme senza chiedersi quale fosse la religione dell’altro. Ma negli ultimi anni il ripiegamento identitario ha preso il sopravvento sull’universalismo repubblicano. “Ho un ricordo di fratellanza e solidarietà, semplice e concreta, che sta alla base della mia visione della Repubblica. Ma oggi sono preoccupata per il modo in cui alcune persone trasformano la diversità, che è una ricchezza, in una linea di frattura. Dobbiamo ritrovare ciò che ci accomuna, ossia rifiutare una società composta da comunità chiuse in sé stesse. Nella Repubblica francese nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere tra la propria identità, religiosa, culturale o di altro tipo, e la propria appartenenza alla nazione. L’unità non implica l’annullamento delle differenze, ma il loro superamento in un quadro condiviso, fondato sui valori repubblicani”, dice al Foglio Shannon Seban, 29 anni, consigliera comunale macronista a Rosny-sous-Bois e combattente della laicità.

Lo scorso maggio, per le Éditions de l’Observatoire, ha scritto il suo primo libro: “Française, juive et alors?” (Francese, ebrea e allora?), un grido d’amore verso la Francia dei Lumi, dell’emancipazione e della promessa repubblicana, ma anche d’allarme per una società che scivola insidiosamente verso la frammentazione e dove il virus dell’antisemitismo è tornato a circolare in maniera inquietante. “Ciò che mi ha convinto a scrivere questo libro sono stati gli attacchi antisemiti di cui sono stata bersaglio in questi ultimi anni. Durante la mia campagna per le elezioni legislative del giugno 2024 contro Mathilde Panot, capogruppo dei deputati della France insoumise (il partito della sinistra radicale guidato da Jean-Luc Mélenchon, ndr), sono stata insultata in quanto ebrea. A margine di una festa popolare a Ivry-sur-Seine, alcuni militanti mélenchonisti mi hanno urlato a più riprese ‘vattene, sporca sionista’”, racconta al Foglio Shannon Seban. Nel 2023, stessa storia, ma con protagonisti i milieux di estrema destra. Sul sito Dempart, gestito dal militante nazionalista Boris Le Lay, si parlava in questi termini della consigliera macronista: “Anche se volete dimenticare per un attimo che è ebrea, il suo naso ve lo impedisce in modo molto minaccioso”.

Dal 7 ottobre 2023, giorno dei massacri di Hamas in Israele, c’è stata una recrudescenza dell’antisemitismo in Francia. “Da quella data, assistiamo a una banalizzazione dell’antisemitismo. Sui social network, è diventato per molti non solo normale ma, peggio ancora, di moda”, afferma la consigliera di Renaissance. L’ostilità alla politica condotta dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dato una giustificazione, un pretesto agli antisemiti per “legittimare” l’antisemitismo. Prima era una vergogna, si nascondevano, oggi sono i portabandiera di un antisemitismo disinvolto. “Il nuovo volto dell’antisemitismo è l’antisionismo e l’estrema sinistra francese lo alimenta. La critica nei confronti di un governo, che si tratti di Israele o di qualsiasi altra democrazia, è perfettamente legittima. Fa parte del dibattito pubblico e della libertà di espressione. Ma quando l’antisionismo nega il diritto di Israele di esistere o assimila il sionismo a un’ideologia malvagia o complottista, viene superata una linea rossa”, sottolinea Shannon Seban, che è anche responsabile per l’Europa del movimento americano Combat Antisemitism Movement.

La France insoumise, che dal 7 ottobre 2023 non ha mai condannato in maniera netta Hamas, ha contribuito con la sua ambiguità all’impennata dell’antisemitismo. “Persone come Rima Hassan (eurodeputata mélenchonista franco-palestinese, licenziata da L’Oréal dove lavorava come “consigliera per la diversità” per i suoi attacchi violenti contro Israele, ndr) sono portavoce di Hamas, hanno istituzionalizzato l’antisemitismo e trovato un modo per legittimarlo attraverso il prisma dell’antisionismo”, attacca l’esponente macronista. Che punta il dito anche contro “i predicatori 2.0” che su TikTok e sugli altri social hanno normalizzato l’islamismo e l’antisemitismo: “Oggi, sui social, ci sono predicatori vicini ai fratelli musulmani, imam etc., che incitano all’odio e a uccidere gli ebrei: questa è la realtà”. Sul riconoscimento della Palestina, rivendica una divergenza di vedute con il capo dello stato, Emmanuel Macron: “La penso come Yonathan Arfi, presidente del Crif (Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, ndr): alla luce del contesto attuale, riconoscere la Palestina significa ricompensare Hamas, la violenza terroristica come leva di azione diplomatica e negoziazione politica”.

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