Schlein stringe il “patto della frisella” con Emiliano (per arginare Decaro). Ilva, cene e intese

Il cacicchismo pugliese detta la linea al Nazareno: la liaison tra Elly e “Big Mike” si consolida, per ridurre il campo dell’ex sindaco di Bari nella premiership del centrosinistra. Una distanza che si misura anche nelle riposte da dare ai guai dell’acciaieria di Taranto

La conversione sulla via dei cacicchi meridiani, per ora, passa da Bari, prima di registrare la seconda tappa a Salerno. In Puglia è stato siglato il patto della “frisella d’acciaio” tra la segretaria Elly Schlein e il governatore Michele Emiliano. La liaison politica tra la leader e lo sceicco è ormai un dato acquisito come l’ineluttabilità del caro-ombrellone nell’estate 2025. Se non è amore, ci siamo quasi e poco ci manca che lo sceicco adatti l’antico adagio, da recitare con intonazione alla Lino Banfi, per la segreteria: “Se Lugano avesse un mer, sarebbe na piccola Ber”. Con il quadrante Puglia per le regionali sempre sospeso a causa delle bizze dell’eurodeputato Antonio Decaro, Elly e Mike si sono ritrovati sempre più vicini e coesi nelle partite contingenti e di conseguenza anche in quelle future, complice il ruolo di collante svolto dal capogruppo a Palazzo Madama, Francesco Boccia, che proprio dallo sceicco fu lanciato in pista come assessore al Bilancio della sua prima giunta barese (nel lontano 2004).

Tra i due, Elly e Mike, non c’era feeling, ma grande simpatia: nel congresso nazionale, Emiliano comprese le potenzialità di outsider della Schlein, la incontrò anche a Roma. Fu però spiazzato dall’endorsement di Decaro per Stefano Bonaccini, e decise di seguire il suo delfino (ora nemico giurato). Qui andò in scena una commedia tutta pugliese: il governatore dell’Emilia-Romagna fu presentato in pompa magna in un cinema barese, davanti a tutta la classe dirigente dem, cerimoniera Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale. Con fiuto levantino Big Mike però divise quasi equamente le truppe, fiutando l’esito finale incerto: convinse la Capone a fare una giravolta, “costretta” a indossare i panni dell’ex margheritina arcobaleno, e spostò un gruppo di consiglieri regionali su Elly. Il risultato? Nel primo turno e nei gazebo arrivò seconda, ma con un consenso inimmaginabile a queste latitudini.

Sulle strategie politiche i due sono in perfetta sintonia: lo schema “testardamente unitario” di Elly – connubio Pd-5S e dialogo con gli ex Terzo polo – ha trovato un modello antesignano in Puglia nelle geometrie spregiudicate di Emiliano. Fin dalle elezioni del 2020 aveva stretto un accordo con i grillini (siglato con Luigi Di Maio) per annetterli nella sua maggioranza, talmente “extra large” da assemblare ex berlusconiani, ex renziani e anche qualche camerata vicino a Casapound come il sindaco di Nardò Pippi Mellone (ora ritornato in area meloniana). La giunta dell’emiro fu la prima che testò in una regione l’alleanza Pd-5S, con l’assessorato al Welfare per la pupilla contiana Rosa Barone

. La formula di Emiliano ora si ritrova negli accordi che Elly ha siglato nelle Marche e in Toscana. Elly e Michi si vestono con stile antitetico (lei apprezza le armocromie più raffinate, lui le polo antracite con il logo dei Vigili del fuoco), eppure si intendono a meraviglia sulla necessità di limitare la monarchia nascente di Decaro: Mister 500mila preferenze vuole candidarsi come governatore con “i pieni poteri”, punta a fare piazza pulita della nomenclatura emilianista, per sostituirla con la squadra che lo ha affiancato nel decennio da sindaco a Bari. In questa ottica l’eurodeputato vuole stoppare le candidature dei “frati semplici” Emiliano e Nichi Vendola in consiglio regionale, e ha fatto presente la questione al Nazareno ricevendo un ascolto distratto e nessuna condivisione della sua impostazione. Il silenzio di Elly è accompagnato dallo sguardo sovietico di Igor Taruffenko: con pragmatismo brezneviano, il suo luogotenente prende nota degli smarcamenti in Ue di Decaro (sul Pnrr-Difesa e sul rinvio delle sanzioni per l’automotive). E così Taruffi è spettatore attento di una contesa che ha l’obiettivo di sfiancare l’ingegnere di Torre a Mare, potenziale sfidante per la premiership del centrosinistra.

Sull’Ilva, in queste ore, si è misurata la distanza tra la linea Schlein-Emiliano, dialogante per il governo (da cui è scaturito l’ultima accordo siglato a Roma), e quella di rottura di Decaro, appiattito sulle posizioni dei 5S per rafforzare il suo asse (obiettivo elezioni politiche?) con Giuseppe Conte. Non a caso Antonio Misiani, responsabile Pd per l’Economia, ha salutato l’intesa raggiunta su Taranto elogiando l‘attivismo di Big Mike. “Il patto della frisella d’acciaio” tra Elly e SuperMike (che per le politiche del 2027 ha avuto già rassicurazioni) è destinato a reggere a lungo, nell’immediato limitando il raggio d’azione di Decaro. E nelle prossime settimane, quando nascerà la figlia del governatore, ci sarà l’evoluzione della leader-segreteria in “Zia”. Elly, la “zia convertita sulla via barese dei cacicchi”.

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