Criminali informatici hanno preso il controllo dell’infrastruttura ad aprile. Lo spionaggio norvegese accusa esplicitamente Mosca. Era un test, che mostra però uno scenario terrificante
Lo scorso 7 aprile la diga di Bremanger, nella contea norvegese di Vestland, è stata attaccata da criminali informatici che hanno preso il controllo dell’infrastruttura, hanno aperto una paratoia e hanno rilasciato circa 500 litri d’acqua al secondo per quattro lunghe ore. Poi le autorità norvegesi sono riusciti a bloccare l’operazione, che non ha avuto grosse conseguenze ma serviva come avvertimento: sappiamo farlo, possiamo farlo. Ieri il Norwegian Police Security Service, responsabile dell’antiterrorismo norvegese, ha attribuito per la prima volta quell’attacco: è stata la Russia, ha detto in un discorso pubblico la responsabile dell’intelligence Beate Gangås. E’ la prima volta che Oslo fa una cosiddetta “attribution”, un’attribuzione così esplicita di un attacco ibrido condotto da criminali informatici che, dopo diverse indagini, vengono ricondotti al Cremlino.
“Nell’ultimo anno abbiamo assistito a un cambiamento nelle attività degli attori informatici filo-russi”, ha detto Gangås, e l’attacco alla diga fa parte di queste: “L’obiettivo di queste operazioni è influenzare e causare paura e caos tra la popolazione. Il nostro vicino russo è diventato più pericoloso”. A Reuters che le chiedeva perché accusare pubblicamente la Russia adesso, la capa dello spionaggio norvegese ha risposto: “Voglio che i norvegesi siano preparati”. Perché se possono farlo, c’è la possibilità che facciano di peggio. Gli autori di attacchi informatici nella maggior parte dei casi vengono tenuti nascosti, ma di recente si è passati a un modo di procedere nelle attribuzioni più sistematico ed esplicito – un po’ ovunque tranne, che in Italia. Un mese fa il Consiglio Atlantico della Nato ha condannato formalmente “le attività informatiche dannose della Russia, che costituiscono una minaccia per la sicurezza degli Alleati. Gli attacchi ibridi della Russia non resteranno senza risposta”. Non è chiaro quando e a quale livello eventuali attacchi cyber attiveranno l’articolo 5 della Nato.