Ma Contrada non si è mai fatto un selfie con Totò Riina

Perché il rapporto tra Anas al Sharif e Hamas non può essere liquidato come una questione di contesto professionale

Anas al Sharif “lavora in un contesto in cui le relazioni con Hamas sono una necessità e le minacce di Israele violente e quotidiane”, rilanciava ieri su X il Post, in relazione a un suo al solito ben argomentato articolo sul giornalista di Al Jazeera. Il contesto in cui “le relazioni con Hamas sono una necessità” è argomento serio e interessante, a patto di svolgerlo fino in fondo. Anas al Sharif era un giornalista (uccidere i giornalisti è un crimine, certo) ma era anche un militante, sostenitore e secondo le accuse collaboratore dei terroristi di Hamas. Di lui è noto il post inneggiante agli “eroi” del 7 ottobre, sono noti i suoi selfie sorridenti con Sinwar e i vertici di Hamas. Chissà che cosa sarebbe successo, che cosa avrebbero scritto i media difensori della buona causa della legalità, se Bruno Contrada avesse messo online selfie con Totò Riina. Anche “il contesto” di chi combatteva la mafia era complesso e pericoloso. Eppure Contrada, o il generale Mori, sono stati perseguiti per decenni dai pm della Trattativa e altri scarpinati di casa con accuse di collusione per aver agito in un “contesto” minaccioso. Ma loro non hanno mai scattato selfie sorridenti con i boss. Non si uccidono i giornalisti, ma il rapporto tra al Sharif e Hamas non può essere liquidato come una questione di contesto professionale.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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