Una nazione che fa viaggiare tutti con il biglietto economico è una nazione di seconda classe, un paese rassegnato all’idea che chiunque, pur di risparmiare, sia disposto a imbestiarsi in volgari transumanze. Un appello per ritornare in prima classe, da ogni punto di vista. Ridateci Alain Elkann
Che fine ha fatto Alain Elkann? Che fine ha fatto la prima classe? Sono trascorsi due anni dal famoso articolo per cui lo scrittore venne sbertucciato per aver asserito un’ovvietà indicibile, ossia che i nostri connazionali sono in larga parte dei cafoni e che viaggiare su mezzi pubblici assieme a loro è una tortura immeritata da qualsiasi appartenente alla risicata minoranza di italiani civilizzati. Se ne parlò per tutta un’estate, ma evidentemente in modo inutile, visto che ieri ho preso un treno regionale e mi son ritrovato con madre e figlia che ascoltavano musica da vaiasse impedendomi di leggere (non Proust ma il Foglio), mi sono spostato ed è stata la volta di un buzzurro stravaccato che ha tenuto i piedi maleolenti a tre centimetri dal mio portatile, mi sono spostato ancora e ho beccato una madre incapace di far tacere il figlioletto rompipalle, quindi mi è caduta addosso una ragazza che non ha minimamente pensato di scusarsi, e meno male che a un certo punto sono sceso, altrimenti probabilmente sarei stato trascinato in una festa patronale, avrei assistito a una sparatoria, mi avrebbero bollito in un calderone.
Per disfarmi delle cattive compagnie, avrei voluto prendere un treno ad alta velocità, però non ce n’erano sulla tratta che mi interessava all’orario che mi serviva; avrei più che volentieri pagato un sovrapprezzo per starmene in pace in prima classe, ma ho scoperto che non esisteva. Una nazione che fa viaggiare tutti col biglietto economico è una nazione di seconda classe, un paese regredito e rassegnato all’idea che chiunque, pur di risparmiare qualche spicciolo, sia disposto a imbestiarsi in volgari transumanze. Ridatemi Alain Elkann e, soprattutto, ridatemi la prima classe. Non solo sui treni, ovunque.