Il sottosegretario alla Difesa spiega la linea prudente del governo sull’incontro Trump-Putin: “Può aprire spiragli ma anche intese non soddisfacenti. Con i partner europei abbiamo gli occhi aperti”
“Dopo oltre tre anni di conflitto in Ucraina sono convinto sia necessario intraprendere qualsiasi azione che porti il prima possibile a un cessate il fuoco e a un tavolo di trattative tra le parti. Questo però non significa accettare scorciatoie pericolose”. Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa in quota Forza Italia, spiega quella che è la linea prudente del governo, al fianco dell’Europa, sull’incontro di Ferragosto in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin. Dice il Perego: “All’incontro di Ferragosto guardiamo con attenzione e sperando che possa aprire dei nuovi spiragli, ma anche con la consapevolezza che potrebbe produrre pure intese non soddisfacenti o parziali”.
Intanto però l’Europa e l’Ucraina al tavolo non saranno presenti. Giorgia Meloni insieme agli altri leader europei e al presidente ucraino Zelensky sentirà Trump prima dell’incontro, cosa gli diranno? “Il messaggio – dice il sottosegretario – sarà chiaro e unitario: l’Europa sostiene con forza il diritto dell’Ucraina a difendere la propria sovranità e integrità territoriale. Sarà fondamentale ricercare soluzioni costruite insieme a Kyiv, non sopra la sua testa. Inoltre i leader europei chiederanno di lavorare a un percorso realistico per il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati basati su diritto internazionale e reciproche garanzie di sicurezza, evitando intese affrettate che possano trasformarsi in tregue precarie”.
Ma saranno ascoltati? Proprio un esponente del vostro governo, il vicepremier leghista Matteo Salvini, dice che la Ue a quel vertice potrebbe al massimo portare l’acqua. Tradotto: l’Europa è irrilevante. Non un’affermazione da nulla, non pensa? “Noi – replica il sottosegretario – in realtà auspichiamo che l’Europa intraprenda un percorso che la porti a rivestire un ruolo credibile nelle scenario internazionale. Aldilà delle retoriche di sfumatura politica, è nostro dovere continuare a lavorare per rendere la presenza europea non quella della ‘semplice portatrice d’acqua’, ma quella della protagonista capace di incidere sugli esiti di una trattativa”. E se invece arrivasse un accordo sopra la testa di Kyiv e dell’Unione? Dopo la visita di Witkoff in Russia si parla delle ipotesi di uno scambio di territori e in Ucraina sono tutti molto preoccupati, temono una trappola con il benestare di Trump. “Qualsiasi accordo che non tenga conto della volontà e degli interessi dell’Ucraina rischierebbe non solo di minare la sua sovranità, ma anche di creare un precedente pericoloso per l’ordine mondiale e per la validità del diritto internazionale”, risponde Perego. “Ogni soluzione dovrebbe essere frutto di un negoziato inclusivo, non imposto dall’esterno. Sin dalle prime fasi del conflitto abbiamo sostenuto la capacità di difesa dell’Ucraina, aggredita dalla Federazione russa. Il nostro obiettivo deve restare quello di favorire un processo di pace sostenibile, che dia sicurezza a lungo termine e non crei instabilità futura. Per questo, continueremmo a lavorare con gli altri stati membri e alleati per garantire che l’Ucraina resti parte attiva di qualsiasi trattativa e che i suoi diritti non siano messi in discussione”.
Senza una pace giusta c’è il rischio che dopo qualche anno la Russia attacchi direttamente degli Stati europei, per testare l’efficacia del trattato Nato. È uno scenario temuto dai di servizi di intelligence Ue e da diversi think tank. Lei che ne pensa ? “Penso che sia fondamentale apprendere tutte le lezioni offerte dalla storia, passata – accordo di Budapest, Minsk 1 e Minsk 2 – contemporanea e, di fronte a queste, agire con realismo e lungimiranza. La deterrenza funziona solo se accompagnata da coesione politica, capacità militari credibili, scorte strategiche ed un impegno costante nel sostenere il diritto internazionale. E’ ora che l’Europa cambi passo diventando finalmente quell’attore di peso nella geopolitica internazionale nel più grande scenario delle alleanze del quadro transatlantico”.
Intanto prosegue il piano di riarmo. L’Italia ha deciso di accedere al fondo Safe per gli investimenti in difesa per 15 miliardi. Un cambio di posizione già mesi fa auspicato anche da lei. È soddisfatto? “È fondamentale comprendere come difesa e sicurezza siano facce della stessa medaglia, senza questi presupposti non può esserci crescita, sviluppo e welfare. Ecco perché sono soddisfatto delle azioni concrete finalizzate a rafforzare le nostre capacità industriali e tecnologiche in questo settore fondamentale. Parliamo di occupazione, innovazione e filiere strategiche nazionali oltre che, appunto, investimenti con un impatto diretto sulla sicurezza collettiva di fronte a nuovi scenari, come quello cyber, lo spazio e l’underwater. Sono opportunità che non potevamo permetterci di perdere, e ora la sfida sarà tradurle rapidamente in progetti concreti e sinergici con i partner europei, così da massimizzare il ritorno di ogni euro investito”.