Il presidente azero ha stanziato due milioni di dollari per fornire aiuti a Kyiv, dopo mesi di scontri con Mosca. Baku inizia ad avere un suo ruolo e un suo posizionamento in molte questioni internazionali e riesce a contare sempre di più
In Ucraina si combattono varie guerre. Quella enorme, dignitosa, coraggiosa, per la libertà di Kyiv contro l’oppressione di Mosca. Le altre sono piccole, sono il riflesso degli scontri sul piano internazionale, della lotta tra potenze che hanno trovato il modo di scontrarsi anche in Ucraina. Gli allineamenti sono sempre gli stessi, ma a volte accade che, se qualcosa cambia sul piano internazionale, allora anche in Ucraina questi cambiamenti hanno un effetto. Uno su tutti riguarda l’Azerbaigian che già prima del 2022, anno di inizio dell’invasione totale ordinata da Vladimir Putin, forniva a Kyiv droni e blindati. Baku aveva messo in pausa il rifornimento, ma è pronto a ricominciare adesso che i suoi rapporti con Mosca sono sempre più deteriorati. Questa settimana il presidente azero, Ilham Aliyev, ha stanziato due milioni di dollari per fornire aiuti all’Ucraina tramite il ministero dell’Energia.
I fondi saranno usati per acquistare apparecchiature elettriche di fabbricazione azera. La decisione non viene dal nulla, ma dopo mesi di scontri con i russi, peggiorati da quando un missile russo ha abbattuto un volo della Azerbaijan Airlines. Aliyev ha preso la sua ultima decisione dopo che gli attacchi di Mosca hanno distrutto alcune infrastrutture energetiche che collegavano Kyiv e Baku. L’Azerbaigian inizia ad avere un suo ruolo e un suo posizionamento in molte questioni internazionali e riesce a contare sempre di più. Dopo l’accordo firmato con l’Armenia alla Casa Bianca la scorsa settimana e dopo aver conquistato anche le simpatie di Donald Trump, il suo peso è destinato ad aumentare. Anche gli europei hanno puntato sull’Azerbaigian per molti progetti energetici e il potere del presidente azero è in crescita anche in virtù dei suoi progetti energetici e contando sulla volontà delle capitali europee di ignorare i problemi interni del paese.