L’europarlamentare, incerto se puntare alla guida della Regione o alla leadership nazionale del Pd, è ostacolato dal ritorno sulla scena del presidente della Regione, che non intende farsi da parte
L’orizzonte politico di Antonio Decaro, “mister 500mila” preferenze, europarlamentare e bomber riformista, è la variabile impazzita dell’estate pugliese e non solo. Il suo percorso, in questa fase indefinita tra regionali d’autunno e possibile congresso del Pd, ricorda un po’ il piatto cult della antica taverna barese, vero “refugium peccatorum” nella Prima Repubblica, “Il Gambero” di Bari Vecchia, ovvero i “minuicchi mare e monti”: univano il pescato con le verdure delle due scale, una dei marinai e l’altra dei contadini, che circondavano la locanda dell’oste Minguccio. L’indecisione tra l’approdo senza ostacoli alla Regione e la partita nazionale della leadership del partito hanno reso la casella Puglia dello scacchiere del campo largo una delle più complesse, pur in presenza di rilevazioni favorevoli per Decaro (ma anche per qualsiasi altro dirigente dem che dovesse scendere in campo al suo posto, a partire dal capogruppo al Senato Francesco Boccia).
Ecco, il leader della periferia marinara di Bari è il candidato naturale alla successione di Michele Emiliano, a lungo suo mentore, ma allo stesso tempo ha il “Phisique du rôle”, per competere con Elly Schlein nella probabile competizione per la leadership nazionale. Dunque Antonio “mare e monti”, in queste afose giornate agostane, dal suo “buen retiro” della villa a Cala di Rosa Marina, si confronta con i fedelissimi e scruta il suo smartphone alla ricerca della traccia giusta per superare l’impasse. Tutta la macchina organizzativa delle regionali è congelata in attesa che “sciolga la riserva”, ma questo momento non arriva. “La cera si consuma e la processione non cammina”, ripete in dialetto barese un vecchio dirigente che ha visto tutte le stagioni Pci-Pds-Ds-Pd. Per sbloccare lo stallo ci sono due questioni al momento irrisolvibili. La prima: Decaro non vuole che si candidino come consiglieri regionali Michele Emiliano e Nichi Vendola. “Saremo frati semplici” ha spiegato l’emiro, mentre l’esponente di Avs ha fatto capire che la lista rosso-verde sarà decisa dal suo partito, “in piena autonomia”.
Su questa obiezione decariana si sono sintonizzati all’unisono Giuseppe Conte per i 5S e Matteo Renzi per Italia Viva. I due, distanti e litigiosi su tutto, ora sono uniti dall’ostilità per la presenza nell’agone politico di Big Mike. L’ex premier toscano senza indugi: “Emiliano si rassegni e si faccia da parte”. La seconda: in questi mesi la giunta dovrà fare decine di nomine tra consigli di amministrazione, Asl e agenzie, e l’ex presidente Anci non vuole trovarsi la macchina del governo regionale già “occupata militarmente” dagli uomini scelti dallo Sceicco. Emiliano a sua volta è infuriato per questo “veto” nei confronti della sua discesa in campo, approvata da Decaro in una riunione di metà maggio, davanti alla classe dirigente democratica, in un ristorante noto per gli spaghetti all’assassina. E così lo scontro sale sempre di tono (non solo in pubblico) e il governatore ha provato a darsi una spiegazione evocando “un problema psicologico” del suo oppositore. “Noi ci candidiamo per farlo eleggere quindi non vedo quale problema ci possa essere”, ha sentenziato.
Nei giorni scorsi anche Boccia, su mandato della Schlein e del pretoriano Igor “Taruffenko”, ha sondato Decaro ed Emiliano, ma la relazione inviata al Nazareno non segna nessun passo in avanti: le posizioni sono inconciliabili. La temperatura della vicenda emerge anche da una telefonata molto spigolosa tra Decaro e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, partito che per primo lo ha lanciato verso il dopo Emiliano. L’ex primo cittadino, davanti al muro trovato per le sue obiezioni, avrebbe tagliato corto: “Trovatevi un altro candidato”. Antonio “mare e monti”, però, è già virtualmente in campagna elettorale, nella forma del tour letterario: gira ogni angolo di Puglia come una “Madonna pellegrina”, invitato a presentare il libro-memoir, “Vivere”. Il suo calendario fa quasi invidia ai top player della letteratura pugliese, Gianrico Carofiglio e Mario Desiati, che ormai, ritrovandolo in ogni rassegna, lo considerano un probabile competitor per il premio “Strega” 2026. La prossima settimana sarà a Carovigno, dopo averlo presentato a Polignano a Mare, Bitonto, Bari, Lecce, Vieste, Bisceglie, Putignano e Brindisi. Scrittore di bestseller, presidente della super Commissione Ambiente a Bruxelles o governatore in pectore, Antonio “mare e monti” è il “virruzzo” (trottola in barese) più osservato e atteso nel campo progressista: e prima o poi dovrà dire ai pugliesi cosa vuole fare alle elezioni di novembre.