La vicepresidente del Parlamento europeo: “Era meglio accodarsi subito ai grandi paesi europei invece di fare da ponte con Washington. Qualsiasi decisione presa sulla pelle degli ucraini farebbe male anche all’Ue”
Dice che il vero rischio dell’incontro Trump-Putin in Alaska per l’Ue è “il ritorno alla logica brutale delle sfere di influenza e della politica di potenza”. E anche per questo la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, esponente del Pd,condivide la strategia messa in atto dai vertici europei e dai principali governi continentali, a partire da quello italiano, che hanno subito insistito sulla necessità di coinvolgere Kyiv al tavolo negoziale del prossimo 15 agosto. Quello di Meloni è l’approccio giusto? “Da tempo invito il governo ad agganciarsi al treno dei volenterosi. La sinistra italiana ed europea dovrebbe farlo con molta più convinzione. Questo, per quanto ancora insufficiente, è l’unico progetto concreto in ambito europeo, credibile e capace di incidere, anche perché poggia su un’alleanza solida con il Regno Unito. Molti lamentano l’assenza dell’Europa, ma pochi hanno il coraggio di riconoscere che in questo nucleo di paesi e nelle loro iniziative diplomatiche e di sicurezza ci sono le fondamenta della futura Ue. Il resto è fantasia geopolitica”, spiega Picierno al Foglio. E’ rassicurante vedere l’Italia allineata alle stesse posizioni dei principali paesi europei? “In questo caso, ‘meglio tardi che mai’ non è un buon proverbio. Sarebbe stato meglio partire con lo stesso passo degli altri: oggi l’Europa avrebbe una forza collettiva molto maggiore”, riconosce l’europarlamentare dem. “Invece, si è scelta la via dei pontieri con Trump, un classico della peggiore tradizione nazionale, dove si prova a contare senza assumersi responsabilità reali. Evidentemente, le linee telefoniche della Pennsylvania Avenue sono occupate da tempo”.
Questo colloquio con una delle personalità di spicco della sinistra italiana a livello europeo parte proprio dagli sforzi che l’Unione europea sta facendo in queste ore perché l’Ucraina non resti solo uno spettatore dell’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin che avrà luogo venerdì in Alaska. Ancora ieri, sotto il coordinamento dell’Alto commissario europeo per la Politica Estera Kaja Kallas, si sono riuniti d’emergenza i ministri degli Esteri dell’Ue per elaborare una strategia comune. Anche se il vicepresidente americano J.D. Vance ha già chiuso all’ipotesi che al vertice partecipi anche il presidente ucraino. E lo stesso ha fatto Trump ieri quando ha detto di essere “contrariato da Zelensky”. E’ preoccupata dall’aggiramento dell’Europa in un negoziato così importante? “Corriamo un rischio che va ben oltre l’orgoglio ferito”, risponde subito Picierno. “Quello c’è, ma il pericolo vero è una riedizione della Conferenza di Monaco. Il ritorno alla logica brutale delle sfere di influenza e della politica di potenza è concreto e sembra essere condiviso tanto da Putin, quanto da Trump. Resta un fatto: senza l’Ue, Kyiv sarebbe caduta mesi fa. Ma se le decisioni che si assumeranno in Alaska saranno prese sulla pelle degli ucraini, le seconde vittime saremo noi. E stavolta l’Unione non giocherà i supplementari”.
Anche per questo un esito negoziale che preveda cessioni importanti di sovranità da parte dell’Ucraina potrebbe forse compromettere ancor di più il già tribolato rapporto tra le due sponde dell’Atlantico. Soprattutto dopo le tensioni e l’accordo sui dazi. “Forzare l’Ucraina, in sua assenza, a cedere territori e sovranità, in sé inaccettabile, significherebbe rimettere l’Europa orientale nelle mire imperiali di Mosca”, analizza la vicepresidente del Parlamento europeo. “Se ciò accadrà, nessun oceano o alleanza potrà colmare la distanza politica che si aprirà. Non è sufficiente, ma spero che la voce dei democratici americani si faccia sentire con forza: l’America in cui abbiamo sempre creduto non trasformerebbe mai il mondo in un’arena dominata dalla legge del più forte”.
Questo in America. Ma anche in Italia c’è chi sostiene che le richieste dell’Ue di far sedere Kyiv al tavolo negoziale servano a prolungare la guerra. Mosca, intanto, accusa i vertici europei di “nazismo”. È il segno che il filoputinismo cresce anche da noi? “Ciò che prolunga la guerra è assecondare il Cremlino. E non prolunga solo questa guerra: spalanca la porta a nuovi focolai in tutto il mondo”, risponde allora Picierno, finita più e più volte nelle mire della propaganda del governo russo per le posizioni fieramente pro Kyiv. “È una licenza illimitata per la fiera delle vanità revansciste e nazionaliste, dal finale catastrofico. So bene che la fascinazione per l’uomo solo al comando esiste, ma credo resti minoritaria. Conto pochi appelli espliciti al ‘fare come in Russia’. Quello che è certo è che nei prossimi mesi assisteremo a un’intensificazione delle operazioni di propaganda russa: è nel loro manuale accompagnare ogni appuntamento internazionale con campagne di disorientamento delle opinioni pubbliche occidentali”.