Il presidente americano fa uno strano accordo con Nvidia, che potrà continuare a vendere chip a Pechino, e firma il prolungamento della tregua commerciale con la seconda economia del mondo
Aggiornamento (ore 10 am): Nella notte, poco prima che scadessero i termini dell’accordo per una tregua commerciale con la Repubblica popolare cinese, il presidente americano Donald Trump ha firmato l’atteso prolungamento delle condizioni per mantenere al minimo i dazi commerciali reciproci fra i due paesi, che scadranno fra altri novanta giorni
I due colossi californiani della produzione dei microchip, Nvidia e Advanced Micro Devices (Amd), hanno accettato ieri uno strambo compromesso offerto dall’Amministrazione Trump per continuare a vendere alcuni dei loro prodotti alla Repubblica popolare cinese. L’accordo finanziario prevede che per ottenere le licenze di esportazione, le due aziende dovranno versare alle casse del governo il 15 per cento dei ricavi ottenuti dal mercato cinese. Secondo il Financial Times, che per primo ha dato la notizia, “nessuna azienda statunitense ha mai accettato di pagare una parte dei propri ricavi per ottenere licenze di esportazione”. L’accordo sarebbe stato perfezionato la scorsa settimana, quando il capo di Nvidia, la superstar di origini taiwanesi Jensen Huang, ha incontrato alla Casa Bianca Donald Trump. Secondo la Bernstein Research, citata dal New York Times, Nvidia avrebbe dovuto vendere chip alla Cina per oltre 15 miliardi di dollari entro la fine dell’anno, Amd l’equivalente di 800 milioni di dollari. Insieme porterebbero alle casse del governo federale circa 2 miliardi di dollari. Il problema della restrizione alle autorizzazioni all’export verso la Cina di microchip riguarda soprattutto la sicurezza nazionale, e i divieti di Trump erano in qualche modo in continuità con la chirurgica strategia della precedente Amministrazione Biden per limitare le capacità di produzione altamente sofisticate della Repubblica popolare. Ma l’autorizzazione concessa da Trump è il primo vero test dell’Amministrazione nelle sue relazioni con la Cina.
Le autorizzazioni all’export riguardano soltanto i chip H20 di Nvidia (e gli MI308 per Amd), che sono molto meno avanzati rispetto a prodotti di punta come gli H100 e i B100. Per Trump ovviamente, il fatto che l’esportazione porti a dei guadagni per il governo è un successo propagandistico – simile a quello per i dazi, pagati per lo più però dai consumatori, anche americani. Eppure la questione tecnologica è ben più complicata e stratificata di una semplice “tassa” da applicare al commercio. Liza Tobin, che è stata la direttrice del desk Cina al Consiglio per la sicurezza nazionale americana, ha detto al Financial Times: “Cosa succederà adesso? Lasceremo che Lockheed Martin venda gli F-35 alla Cina per una commissione del 15 per cento?”. Secondo Tobin, Trump sta cedendo alle pressioni di Pechino che sarà incentivata così a voler ottenere ancora di più su un settore, quello tecnologico, particolarmente sensibile. A meno che non venga estesa la tregua, oggi i dazi americani sui beni cinesi potrebbero tornare all’80 per cento. L’estensione della tregua era stata negoziata durante i colloqui di Stoccolma, ma ieri Trump non l’aveva ancora autorizzata. Pechino aveva usato la mano forte limitando l’export delle terre rare cruciali per la produzione industriale occidentale, e soprattutto nel settore della Difesa. Da giorni sui media cinesi ci sono articoli che richiamano alla potenziale pericolosità dei chip H20 di Nvidia, accusati di essere strumenti di spionaggio, e a fine luglio Pechino aveva convocato i vertici di Nvidia per domandare se i chip presentassero rischi di sicurezza come delle backdoor. Una settimana fa due cittadini cinesi sono stati arrestati e accusati dal dipartimento di Giustizia americano di aver spedito illegalmente in Cina i potenti chip H100 di Nvidia.