Trump schiera la Guardia Nazionale a Washington, ed è solo l’inizio

La militarizzazione della lotta alla criminalità, baluardo della propaganda Maga, ora accelera e colpisce la capitale federale. Decisioni senza precedenti, annunciate come risposta a un’emergenza che non esiste

L’Amministrazione americana di Donald Trump prenderà il controllo del dipartimento di polizia di Washington D. C. e schiererà la Guardia nazionale nella capitale federale. La decisione è stata annunciata ieri in una conferenza stampa in cui Trump è stato affiancato al segretario alla Difesa Pete Hegseth e dalla procuratrice generale Pam Bondi. Il presidente ha detto che a Washington “qualcosa è fuori controllo, ma lo riprenderemo molto rapidamente, come abbiamo fatto al confine meridionale”, e che la Guardia nazionale servirà “per aiutare a ristabilire la legge, l’ordine e la sicurezza pubblica”. Può farlo grazie al “District of Columbia Home Rule Act” del 1973, che consegnò autonomia amministrativa alla città ma che ancora oggi consente al presidente di assumere il controllo della polizia cittadina per 48 ore in caso d’emergenza e di rischio per la sicurezza nazionale. Nessun presidente lo ha mai fatto prima.

Già a giugno Trump aveva mandato la Guardia nazionale a Los Angeles contro la volontà del governatore democratico Gavin Newsom, e oggi secondo alcuni commentatori potrebbe trattarsi di una nuova normalità dei poteri che vuole arrogarsi Trump. La militarizzazione della lotta alla criminalità è uno dei baluardi della propaganda Maga, ma l’accelerazione dell’attuale presidente preoccupa: il Procuratore generale per il distretto di Columbia, Brian Schwalb, ha detto ieri che “le azioni dell’Amministrazione sono senza precedenti, inutili e illegali”. Da giorni in una lunga serie di post su Truth Trump descriveva D. C. come una città allo sbando con i crimini in aumento. Ma è falso.



Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio del procuratore generale, il numero di crimini violenti nel 2024 è calato del 35 per cento, il livello più basso degli ultimi trent’anni. I toni si erano alzati già una settimana fa, dopo che Edward Coristine, un ex dipendente del Doge, aveva subito un’aggressione, e Trump aveva parlato di una città in cui gang di adolescenti criminali e senzatetto tengono in ostaggio i cittadini. Da circa una settimana il presidente martellava sulla questione e si parlava di assegnare circa 120 agenti dell’Fbi a operazioni di pattugliamento notturno per le strade della capitale. La sindaca di Washington, la democratica Muriel Bowser, aveva risposto in modo molto diplomatico alle minacce di Trump.



Ieri è stato dichiarato lo stato d’emergenza, in virtù del quale Trump ha attribuito alla procuratrice generale Pam Bondi l’incarico di sorvegliare la presa in carico del controllo delle forze di Polizia nella capitale. E il segretario della Difesa Pete Hegseth ha annunciato che circa 800 truppe della Guardia nazionale “fluiranno” nella capitale nelle prossime settimane. Non c’è solo il tema, emerso anche in occasione del precedente di Los Angeles, del ricorso a forze militari per compiti di polizia. Ma in questo caso la questione riguarda anche il controllo sulla capitale federale a larghissima maggioranza democratica – un’idea in realtà nient’affatto nuova e che, in teoria, necessiterebbe della modifica dell’Home Rule Act. Ora Trump si appella alla sezione 740 della legge. Come ha scritto Shawn McCreesh del New York Times, “Washington sarà una specie di cavia per dimostrare che i repubblicani possono ripulire e gestire le città meglio dei democratiche in tutta l’America”.

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