Dal citofono a TikTok, ecco i giustizieri digitali

A Roma Cicalone, a Milano BellaDaDio, a Venezia lady Pickpocket, a Napoli Borrelli. Amati sui social, applauditi dai cittadini, corteggiati dalla politica, sono i nuovi sceriffi digitali. Ma all’inizio fu Salvini

Pijàtelo!” urla Simone Cicalone mentre insegue un borseggiatore nella metro di Roma. “Attenzione pickpocket!” strilla Monica Poli per le calli di Venezia. “Ma lei ha l’autorizzazione per ballare in mezzo alla strada?” tuona Francesco Emilio Borrelli a Napoli. L’Italia è diventata un grande reality show della sicurezza, dove tutti si filmano mentre fanno i vigilantes.


Ma all’inizio fu il citofono. Sono passati infatti cinque anni dalla famosa citofonata bolognese di Salvini, quella del “scusi, lei spaccia?”, ma ormai tutto il paese si è trasformato in una squadriglia di accaniti citofonisti. Nel 2020 il segretario della Lega seguendo le indicazioni di una residente del quartiere Pilastro, periferia est della città emiliana, era sulla pista di uno “spacciatore tunisino”. “Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere” disse al malcapitato, naturalmente in diretta Facebook. Da lì niente è stato più lo stesso, e Salvini è stato un pioniere nel metterci la faccia e pure la voce (nel citofono, poi diventato per analogia il telefonino): oggi l’Italia è infatti piena zeppa di giustizieri che vanno in giro a citofonare idealmente a chicchessia, in quel grande citofono che sono diventati i social. Nelle nostre città braccate dall’overtourism, e piene pure di noi residenti impoveriti che non abbiamo più un centesimo per andare in vacanza, una nuova creatura si aggira: il (o la) giustiziera digitale, qualcuno che va in giro a segnalare malefatte, soprusi, reati, con zelo da giacobino e la telecamera del telefono acceso. Certo, si parte da un’esigenza reale, oggi è pieno infatti di ladruncoli, attirati dai grandi e piccoli eventi, lo sa chiunque abbia la ventura di prendere la metropolitana o il tram, e così ogni città ha i suoi sceriffi, con le peculiarità e le differenze che fanno ricca la nostra bella Italia.

Nelle città braccate dall’overtourism, e da residenti che non vanno in vacanza, a caccia di reati, abusi e illegalità. Soprattutto in metrò

Partendo dalla capitale, a Roma c’è Simone Cicalone, al secolo Simone Ruzzi, un cinquantenne nerboruto che va in giro nelle metropolitane a sventare i furti. Eccolo alla fermata Barberini, tra gli applausi, con la telecamerina professionale. “Benvenuti in un viaggio crudo e senza filtri nel cuore della metropolitana di Roma”, si legge in un suo post su YouTube, “dove un’ombra minacciosa si aggira tra i vagoni e le banchine: quella di un esercito di borseggiatori e ladri. Questo video non è solo un racconto, ma una denuncia della realtà quotidiana che anziani, famiglie con bambini, turisti e residenti devono affrontare”. Altre spedizioni lo vedono in azione, mentre mette in guardia la popolazione inerme: “occhio al ladro! Pijatelo”. E se quello ribatte “non mi toccare”, Cicalone risponde: “te tocco sì! Anfame! Chiama ‘aa polizia! Perché scappi?”. Intorno la folla lo acclama: “grande Cicaloneee”. In altri video i volti delle borseggiatrici vengono cerchiati di rosso. In altri ancora va a stanare un gruppo di africani che vivono accampati sotto i portici di fronte alla stazione Termini, rimediando insulti e rischiando qualche martellata. Cicalone è un’assoluta star, un futuro radioso e un passato normale: dal suo profilo LinkedIn emerge che ha lavorato per la Telecom e per l’Unieuro ma al momento si definisce “influencer”, esperto in “creazione e gestione di campagne digitali”. Rischi professionali: ieri è stato aggredito per l’ennesima volta, a Napoli, mentre era in missione extra moenia.

Ogni città ha il suo canale di sceriffi, che tende ormai all’infotainment. Tutti diversi come negli anni 80 le prime tv private. Ma adesso arriva anche l’app


A Milano invece gli angeli della notte sono quelli di “MilanoBellaDaDio”, il gruppo che segue e posta su Instagram le borseggiatrici della Stazione Centrale che tanto hanno fatto crescere la sensazione di insicurezza sotto il Duomo. Il suo inviato e fondatore, Nicholas Vaccaro, si è confessato col Corriere: “Sono un ragazzo particolare, lo so, io che ho 18 anni e il weekend lo passo in metropolitana a stanare le borseggiatrici. Molti miei coetanei giocano a calcio, si ritrovano all’oratorio, vanno a ballare. Be’, io preferisco spendermi per la sicurezza della mia città, Milano, documentando scippi e degrado, spaccio e occupazioni abusive”. La pagina ha diversi collaboratori ed è sempre attivissima: il 6 luglio mettono la foto di un’auto distrutta, di quelle che si affittano a ore con le app. “Entrano al parco Sempione in auto e la vandalizzano”: ancora a luglio “San Giuliano, turista accoltellato per una collana”, con la foto del turista aggredito da una gang, pieno di sangue accasciato a terra. Il top è martedì 15, in un post con tanto di video, fotografia scura e angosciante come in un film di David Fincher, musica “da paura”; “Martedi 15 luglio intorno alle 18, un imprenditore turco, vicepresidente della squadra di Serie A turca Trabzonspor, è stato vittima di una rapina mentre stava rientrando nel proprio hotel in Viale Bligny (Porta Romana). L’uomo, in città per motivi di lavoro e accompagnato dalla figlia, è stato avvicinato da un giovane che, con mossa fulminea, gli ha strappato dal polso un orologio Richard Mille del valore di circa 300mila euro, dandosi poi alla fuga a piedi insieme a due complici. Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso l’intera scena. Sul posto è intervenuta subito la Squadra Mobile, che ha avviato le indagini”. Ma non ci sono solo furti e rapine: ultimamente MilanoBellaDaDio è diventato un vero e proprio palinsesto più generalista: c’è naturalmente la protesta contro le ciclabili, lo spauracchio dell’homo securitarius, e poi un pezzo sulla intelligenza artificiale (“L’AI fa male?”) e addirittura la rubrica “provoristorantibellidadio”. Insomma un po’ Costume e Società: ed è come se i canali di questi denunciatori stiano virando verso l’infotainment; come se il retequattrismo, cioè quella moda di raccontare la realtà con toni un po’ isterici, nata negli ultimi anni tramite le trasmissioni Mediaset a base di case okkupate, vecchiette rapinate, droga nel bicchiere su musiche angosciose, sia tracimata pure sui telefoni. E come negli anni ‘80 c’erano le tv libere, e ogni centro aveva i suoi canali un po’ sgangherati uno diverso dall’altro, con i suoi volti e le sue televendite, adesso sembra che ogni città abbia il suo palinsesto dell’orrore urbano, dove si inseguono ladruncoli, si denunciano truffe, si terrorizza la brava gente.

Cicalone è andato ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia, ma non vuole etichette politiche. La sceriffa veneziana è consigliera della Lega

Poteva mancare quindi il giustiziere anzi la giustiziera digitale a Venezia, capitale dell’overtourism? Monica Poli detta “lady pickpocket” è a livello internazionale la più celebre e-giustiziera italiana. Il grido “Attenzione borseggiatrici! Attenzione pickpockets!”, proferito con voce squillante e accento veneziano, è diventato un celebre tormentone, è stato citato sull’Economist e sul New York Times, ma soprattutto ci hanno fatto suonerie, meme, remix, e così, risucchiato e risputato dai social, e da quel gran frullatore che è TikTok, un po’ come gli audio di Raoul Bova sono diventati una pubblicità di Ryanair, è stato usato da Rihanna in un suo post, e pure dalla Nba americana come sottofondo di un video in cui un giocatore di basket “ruba” la palla all’avversario.


Da quanto abbiamo messo “tittòc e Istagram i nostri video sono diventati virali e i turisti apprezzano”, dice lady Pickpocket intervistata da Cicalone (perché poi questi si conoscono e intervistano tra loro). Cicalone risponde: “hai una voce squillante e un timbro continuo, sei diventata iconica!” (l’iconico non manca mai). L’iconica Monica insegue le borseggiatrici e i borseggiatori per calli e sotoporteghi, e alcuni li chiama pure per nome (“Eccoli qua! Adriana, ancora tì! Sputacchio, ti prendo!”; il borseggiatore Sputacchio è il suo più acerrimo nemico, sembra l’antagonista classico di un fumetto, è un borseggiatore che appunto quando viene sorpreso ricorre volentieri alla saliva). La Poli, 59 anni, fa parte da anni di un gruppo di “Cittadini non distratti” ed è consigliera comunale della Lega. Ovviamente Matteo Salvini si è complimentato con lei. Perché ognuno dei giustizieri e delle giustiziere ha una diversa nuance politica: il milanese Vaccaro ha detto di aver votato Fratelli d’Italia. Più incerta la collocazione di Cicalone: ha partecipato in dicembre ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia, ma rimane nell’ambiguità. “Cicalone, l’eroe delle metro è stato ospite ad Atreju”, postava trionfalmente l’account ufficiale dell’happening meloniano. Ma lui: “Hanno scritto che sono il Vannacci della Meloni, è una stupidaggine. Non ho mai parlato con la presidente. Io ho solo un’amica in politica, nel Movimento Cinque Stelle”. Chissà chi è la fortunata. Tutti comunque li vorrebbero in politica, gli sceriffi, li trascinano, li agognano, ghiotti dei loro follower. “Candidarmi? Nessuno me lo ha chiesto. Voglio massima libertà” dice Cicalone. E pure Vaccaro. “Per ora non ci penso”.

Ma se il centro-nord predilige i giustizieri di destra, il sud ha il suo, di sinistra e più sartoriale in linea con l’eleganza partenopea. Napoli infatti è territorio di Francesco Emilio Borrelli (da non confondere col defunto Francesco Saverio Borrelli, procuratore di Mani Pulite). Il Borrelli napoletano è vivo e lotta insieme a noi, e come lotta. In prima linea contro qualunque sopruso, malaffare, ingiustizia. Laureato, giornalista professionista e pure deputato (con i Verdi), è una specie di Antonio Lubrano del giustizierismo. Con la sua giacca di lino, la barbetta e gli occhiali di tartaruga non gli sfugge alcuna violazione. I suoi social sono un tripudio di cazziate a suoi concittadini che violano le norme civili e penali e pure del buon gusto. “Come fa una persona disabile a parcheggiare in questo modo bloccando il marciapiede!”. “Fuochi d’artificio senza autorizzazioni!”; “Si può andare in tre in motorino?”. A Napoli il lavoro non gli manca. E ancora: proteste contro un supermercato chiuso ad Arzano, fenomeni naturali a Bagnoli – “un’emissione di gas è stata riscontrata sul lido di Bagnoli, nella zona cosiddetta dell’istmo, proprio di fronte al pontile dell’ex Italsider. “La spiaggia era affollata di bagnanti, molti, oltre a prendere il sole, stavano anche facendo il bagno a mare, che non è balneabile. Sul posto si è recato il parlamentare Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi-Sinistra), che ha documentato il curioso fenomeno con foto e video e raccolto alcune testimonianze dei bagnanti”, riportano le agenzie. Sorta di Batman partenopeo, nulla gli sfugge: “Capri, risse in mare per entrare nella grotta azzurra”; lui c’è. “Aiutateci a ritrovare il cagnolino Rudy”, lui riposta. “Santa Maria Capua Vetere, ambulanza che traina un’auto ….non ho parole”.

La sua nemica pubblica numero uno è Rita De Crescenzo, la trucida influencer, quella di “o culett, o bacin”, simbolo della Napoli cafona e illegale. Ecco Borrellik che piomba contro un signore reo di tenere una cassa con la musica della De Crescenzo al massimo per le vie del centro (di una città non proprio morigerata per quanto riguarda i decibel): “Ma lei ha l’autorizzazione per ballare in mezzo alla strada a piazza Plebiscito?”. E ieri naturalmente è intervenuto quando la De Crescenzo è apparsa in un video col consigliere regionale (poi subito cacciato) di Azione Pasquale Di Fenza. “Vedere la sede istituzionale del Consiglio regionale della Campania utilizzata per realizzare una buffonata con i tiktoker mi rattrista profondamente. Solo degrado sociale e pessimi esempi”. E poi ancora i parcheggiatori abusivi (“Signora lei non deve pagare niente a questo signore!”). Il popolo gli batte le mani, lui se le tiene libere. “Io prossimo sindaco? Non lo escludo”. Intanto gira con la scorta, qualcuno lo corca, o lo vorrebbe corcare, qualcun altro lo piglia in giro, come la pagina Napoli Vhs che mostra una famiglia in nave: “M’ so vuttat ‘ngopp ‘o traghett senz’ o bigliett, speramm’ ch’ nu’ m’acchiapp ‘o controllor’”. 20 secondi dopo arriva qualcuno molto peggio del controllore, arriva Borrellik.

Ma con tutti questi giustizieri armati di telefonino in giro per l’Italia, come andrà a finire? Adesso poi arriva pure il giustiziere elettronico e diffuso. Tutti noi possiamo diventare infatti degli angeli del metrò, dei falchi del pullman. Da pochi mesi c’è in giro una app, si chiama PickpocketAlarm, che sembra un Google Maps o un Waze dei borseggiatori. L’ho sperimentata (il Foglio per il sociale) e ogni tre minuti mi sputa delle inquietanti notifiche: “attenzione, metro Colosseo. Direzione: Rebibbia. Piattaforma: centrale. Borseggiatori: 2”. Segue descrizione “pantaloni bianchi, una in calzoncini”. “Piazza di Spagna: direzione Anagnina, 3 borseggiatori”. “Attenzione, 3 latinos con zaino, di cui uno con cappellino rosso”. Con questa app puoi creare anche un’allerta, o un warning, come direbbero a Milano, per categorie, “borseggiatori, scippatori di telefoni, truffatori (con sottocategorie: truffa dei bicchieri, del braccialetto, delle foto, dello scambio di denaro ecc.”. I membri di questa community di spioni civici a Roma sono 12.072, a Milano solo 5.374, ma è attiva anche a Barcellona, Parigi, Londra. Anche tu sei incoraggiato a segnalare, e più segnali – un po’ come quando metti le recensioni su Google Maps – più vieni premiato. Puoi diventare infatti “pattugliatore” bronzo, argento oro o platino a seconda dell’impegno che ci metti. La app offre anche consigli su come comportarsi in metro e bus (per non rischiare, “non guardare costantemente il telefono”; sì però se sei tutto attento a segnalare online, come farai a non guardare lo schermo?). E poi consigli per gli acquisti: utilissima una cordicella per legare il cellulare, e c’è pure un link per fare denuncia online ai Carabinieri. Certo, le intenzioni sono ottime, il rischio è però che tutto questo diventi un gioco, la caccia al pickpocket come quella al pokémon di qualche anno fa. Qualche cortocircuito poi è probabile: come quello che ha visto l’assessora alla Sicurezza del comune di Venezia, Elisabetta Pesce, naturalmente in prima linea contro i borseggiatori, trovarsi accerchiata da passanti qualche settimana fa, perché si era ritrovata a frugare nella sua propria borsa, forse in cerca del cellulare o delle chiavi. E subito è stata individuata come sospetta e additata come borseggiatrice, anzi pickpocket! Proprio lei, assessora alla sicurezza! In futuro, è chiaro, non ci sarà scampo. Ci arresteremo, pardon, ci citofoneremo, tra di noi.

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).

Leave a comment

Your email address will not be published.