Ah, questi europei fiacchi su Gaza e sordi al realismo arabo

Chiacchierano di diplomazia invece di offrirsi come partner alla Lega araba contro Hamas e per i palestinesi reali. Boicottano Israele, raccontano favole poetiche sulla sofferenza, senza cercare di alleviarla con i fatti. E ora vorrebbero anche contare in Alaska

Ma quanto è floscia la posizione europea su Gaza. Stanno sempre a insegnare a Israele come difendersi. Questo sì, questo no. E non riescono a collegare, le loro fiacche sinapsi, la sacrosanta preoccupazione umanitaria con il necessario realismo politico. C’è un mondo arabo potente, danaroso, tecnologico, comunque cruciale. Ce l’hanno con i Fratelli musulmani, non vogliono fare il loro gioco sostenendo Hamas, alcuni come il Qatar di giochi ne fanno due o tre, altri sono islamisticamente condizionati e gestiscono sapientemente, slealmente, arabeggiando, la questione morta e sepolta e insieme sempre in rianimazione dei due popoli e due stati, nessuno si fida della forza e dell’autorevolezza dell’Autorità Nazionale Palestinese, eppure tutti premono per una soluzione che salvi Gaza dalla catastrofe, che porti al rilascio degli ostaggi, all’esclusione di Hamas da ogni potere, col disarmo o con il congelamento degli armamenti, e si prendono la responsabilità potenziale di garantire un minimo di futuro ai gazawi, di governare il luogo oggi più caotico del mondo, e di far finire la guerra di Israele nell’unico modo possibile, con un assetto di sicurezza e difesa del paese attaccato e stuprato che sia impermeabile al ritorno di fiamma del terrorismo.

E gli europei che fanno? Chiacchierano di diplomazia, ma invece di collegarsi a questo processo che è l’unica via di salvezza per il medio oriente mediterraneo e oltre, invece di offrirsi come partner alla Lega araba contro Hamas e per i palestinesi reali, invece di volare al Cairo, a Doha, a Ryad per mettere in comune forze, investimenti, diplomazie allo scopo di completare lo sradicamento del partito del terrore e dell’annichilimento di Israele, che fanno? boicottano Israele, la minacciano, le tolgono o presumono di poterle togliere i commerci, i trattati di associazione, le forniture di armi e tecnologia. Bel capolavoro. Gli arabi lavorano, con mille contraddizioni ma secondo una linea magari non chiarissima e univoca ma tenacemente perseguita tra un arabesco e l’altro, per la pacificazione almeno provvisoria nella giustizia per il 7 ottobre, e in Europa si cincischia, si raccontano favole poetiche sulla sofferenza, senza cercare di alleviarla con i fatti, ci si deresponsabilizza con la menzogna del genocidio, si giochicchia con il partito umanitario spinto da Hamas. Gli accordi Begin-Sadat, pietra miliare dell’equilibrio nella regione, gli accordi di Abramo, la via di Oslo, gli scambi e le possibilità di pace sempre rifiutati dai rappresentanti dai palestinesi, tutto passa sempre per strade che non incrociano Bruxelles, Parigi, Londra, Berlino e Roma, e alcuni tra gli europei pensano di risolvere le cose con lo stupido riconoscimento dello stato palestinese che non c’è. Eppoi vorrebbero contare in Alaska, dove rischia di consumarsi la vittoria diplomatica di Putin su Zelensky e ai danni dell’Europa intera, ma se non sono nemmeno capaci di dire una parola chiara, sulla scia del mondo arabo, in favore di una soluzione che liberi Gaza da Hamas, dopo mille ambiguità su Libano e Hezbollah, sull’Iran e il nucleare, dopo essere stati giustamente estromessi, per ignavia e codardia, dal solco dei fatti e delle cose che contano alle loro porte meridionali.

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  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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