Una vicina di sedile impegnata col telefono, un giovane immerso nel suo Mac. Una ragazza simpatica con una cagnolina, metà di Lecce e metà peruviana, diretta a Montelupo. Un ragazzo intento a leggere “Il Signore degli anelli”. Varia umanità
Sono andato e tornato da Trento. All’andata c’era un Frecciarossa da Firenze a Bolzano senza cambi, con 55 minuti di ritardo. Al ritorno c’erano solo due regionali, uno per Verona, l’altro per Bologna, poi il Frecciarossa. Nei regionali si familiarizza, benché non subito. La mia vicina di sedile era giovane, impegnata col telefono, a due mani. E’ passata a una mano per nutrirsi. Era al finestrino, dal lato dell’Adige e delle montagne, le guardavo cautamente perché non sospettasse che volessi leggere sul suo display. Avrei potuto dirglielo: “Guardi che non m’importa niente dei suoi messaggi”, forse sarebbe stato troppo. Di fronte c’era un giovane uomo immerso nel suo Mac, scriveva, si attorcigliava continuamente un ciuffetto di capelli, che ha ancora neri e abbondanti, un gesto che avrei ritenuto solo femminile.
A Rovereto è arrivata una ragazza con una cagnolina bianca e nera, l’aria simpatica, di movimento, ha chiesto: “Dà fastidio il cane?” “Anzi”, ho detto, e ho carezzato la cagnetta, “e lei morde?”. “Se non mi tocchi io non ti tocco!”, ha dichiarato lei, che dev’essere abituata ad avvertire così, e fa bene, io ormai avevo toccato la cagnetta che però si è messa a dormire di colpo, appoggiata alla mia scarpa. “Vado a Montelupo”, ha detto. “Montelupo in Toscana?”, ho chiesto, era un po’ strano. Lei ha mostrato il biglietto, infatti, Montelupo Capraia. Il giovane ha detto: “Vado a Firenze”, “anch’io”, ho detto io. Ho spiegato dov’è Montelupo, è vicino a me, le ho chiesto se fosse diretta alla fortezza medicea poi famigerato ospedale psichiatrico, comunque c’è anche una fiorente ceramica. Andava a trovare un ragazzo, l’ha chiamato, gli ha detto che di lì a cinque ore sarebbe arrivata. Ha detto: “Ho fatto anche il biglietto, ogni volta che non lo faccio passa il controllore”, in effetti non è passato. Per farmi bello le ho citato: “Da Montelupo si vede Capraia / Iddio prima li fa e poi li appaia”. Non ho avuto successo, c’è stato un lungo silenzio. Lei ha tirato fuori un cavetto del telefono corto, di quelli con la presa, o la spina, non so, da infilare nella fessura rettangolare del computer, e infatti l’ha infilata nel computer del giovane serio aggiungendo superfluamente: “Scusa, ricarico…” e lui era certo perplesso ma non ha reagito. Ha detto energicamente di no quando lei ha chiesto: “Hai le cuffie?”. Io ho fatto un gesto come a dire, “va da sé che io le cuffie non ce le ho”, lei ha detto: “Ho fame”, poi, alla mia vicina di posto: “Hai qualcosa da mangiare?”, e lei non le ha detto di no, le ha detto: “Devo portarmelo dietro”, evitando di dire una bugia, e però trascurando di essersi nutrita abbastanza poco prima, meglio non giudicare. “Da quanto tempo non mangi?” ho chiesto, la ragazza simpatica ha peraltro un aspetto florido, “da ieri mattina”. Le ho regalato la mia scatoletta di caramelle, quelle che tutti compriamo ogni volta al bar della stazione, poi ne mangiamo una o due e le buttiamo in qualche vassoio al ritorno. Ne ha messa una in bocca e ha detto gentilmente che già si sentiva quasi sazia. Ha 25 anni.
Metà pugliese, di Lecce, metà peruviana, di Lima, ha detto, ma non ci vado, né a Lima né a Lecce. Le ho chiesto se faceva spettacoli, no, se chiedesse dei soldi, a volte, ha detto. Le ho detto che con questa storia delle carte uno finisce col non avere nemmeno una moneta, e in realtà alle stazioni ferroviarie, a Trento per esempio, succede di rinunciare a fare la pipì perché manca un euro, “eh lo so”, ha detto. Quando abbiamo dovuto lasciarci mi ha detto “grazie”, “di che?” ho chiesto, Di tutto, e naturalmente ero grato io di una bella compagnia, le avevo chiesto se fosse innamorata, “mi sto orientando”, ha risposto. Spero che a Montelupo sia andato tutto bene. Nella tratta per Bologna è salito a Crevalcore un giovane, 26 anni, magro, viso pensoso da slavofilo, baffetti arricciati e barbetta, ha letto per un po’ “Il Signore degli anelli”, poi ha smesso, suona il piano ma è soprattutto un tecnico del suono, ha con gli amici una sala di registrazione, non legge i giornali, si informa un po’ sui social ma neanche tanto, ha le sue opinioni naturalmente, sulla musica si aggiorna con gli amici, soprattutto cose giapponesi. L’algoritmo di Trenitalia deve far sì che i destini dei viaggianti restino collegati, e infatti anche sul Frecciarossa finale mi sono trovato col giovane serio del computer. D’ora in poi ciascuno per la sua strada, e Dio per tutti.