La versione del grande accusato Della Pergola: “Le mie frasi su Gaza amputate”

Il professore emerito dell’Università ebraica di Gerusalemme, messo metaforicamente alla sbarra da 22 intellettuali dell’associazione Il Mulino, risponde alle accuse

Il grande accusato risponde al nome di Sergio Della Pergola, professore emerito dell’Università ebraica di Gerusalemme, e quella che segue è la sua versione dei fatti. Fatti che hanno portato alla deflagrazione di una piccola guerra interna all’associazione Il Mulino, nonostante gli interventi del direttore Paolo Pombeni in direzione di una composizione della controversia, sia in nome della libertà di parola sia per non cedere a quella che lo stesso Pombeni ha chiamato “disperazione di tanti intellettuali che, non potendo cambiare il mondo, si scaricano agitando prese di posizione contro le iniquità della sorte”. Antefatto: Della Pergola è l’uomo messo metaforicamente alla sbarra da 22 intellettuali dell’associazione Il Mulino, tra cui Piero Ignazi, per un suo articolo inviato alla rivista bolognese in risposta a un pezzo di Massimiliano Trentin, professore associato a Bologna, sulla situazione a Gaza. Trentin parla di “centralità ineludibile della questione palestinese”. Della Pergola legge l’articolo, si trova in disaccordo sulla descrizione della guerra Israele-Iran non come conseguenza alla minaccia nucleare, ma come piano per l’egemonia in Medio Oriente in una “logica di dominio”, e trova “aberrante” l’idea espressa dall’autore: “Se questo ordine verrà legittimato dipenderà”, aveva scritto Trentin, “dall’efficacia delle nuove forme di opposizione, contestazione e resistenza che plausibilmente proseguiranno o nasceranno più che altro a livello di società o reti transnazionali. Pacifiche, non-violente o, anche, violente”. E’ alla parola “violente” che Della Pergola “ritiene di dover ribattere”, senza conoscere nessuno al Mulino. “Ho scritto e inoltrato”, dice. Nella lettera parlava di Israele, della sua risposta “non proporzionata” alla strage del 7 ottobre: “Le operazioni militari”, scriveva, “hanno causato danni collaterali alla popolazione civile, devastanti soprattutto a Gaza”. E’ stato a quel punto che è partita la girandola dei post di alcuni associati del Mulino, in cui però la frase del professore, racconta Della Pergola, è amputata: “La parola devastante era scomparsa dalle citazioni che mi riguardavano, restava soltanto ‘danno collaterale’. Ma se io ho scritto “devastante”, perché tagliare quella parte, perché distorcere il pensiero di una persona da cui si dissente? Si può dissentire senza ricorrere a queste vergognose operazioni manipolatorie, degne dei peggiori totalitarismi, operazioni in cui si costruisce un castello estrapolando dal contesto”. Il direttore del Mulino Pombeni ha specificato che la posizione di Della Pergola era personale, invitando a uno scatto di onestà intellettuale i leoni da tastiera. “Chi estrapola e distorce sa che vivo in Israele da sessant’anni e sono un oppositore acerrimo del governo Netahyahu, mentre alcuni tra i 22 intellettuali del Mulino parlano di me come fossi un suo supporter?”, si chiede Della Pergola – che pensa si sia arrivati “a un punto limite di intolleranza anche per via dei media che virano in gran parte verso la demonizzazione di Israele e verso la minimizzazione o rimozione del massacro del 7 ottobre e della presa degli ostaggi, alcuni dei quali ancora vivi e prigionieri, per non dire dei corpi trattenuti da Hamas, a cui ancora non si può dare sepoltura. Detto questo, io dico che Netanyahu ha fallito, che dovrebbe prenderne atto, che dovrebbe dichiarare la fine delle operazioni militari, ritirare le truppe da Gaza e arrivare allo scambio totale dei prigionieri. Solo che Netanyahu pensa soltanto a restare in piedi, ostaggio di una destra che minaccia di far cadere il governo, perché sa di non avere consenso”. Tanti israeliani, dice Della Pergola, contestano il premier e vorrebbero un governo diverso, “ma Israele è un paese democratico, e cambia governo quando vota alle elezioni”. Intanto alcuni paesi, dalla Francia al Canada al Regno Unito, si sono mossi in direzione del riconoscimento dello stato palestinese. “Sarebbe bellissimo dal punto di vista teorico, ma chi la rappresenta, oggi, la Palestina? Bisognerebbe pensarci”. Di Gaza e Israele ha parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Uomo che stimo tantissimo”, dice Della Pergola, “anche se dissento dalla sua recente frase sull’ostinazione a uccidere di Israele”. Il presidente ha anche condannato l’antisemitismo. Della Pergola si dice allarmato “di fronte alla saldatura tra la contestazione del governo israeliano e l’attacco agli ebrei come popolo, attacco anche fisico, come dimostra l’episodio dell’autogrill nei pressi di Milano. Purtroppo mi pare un processo irreversibile, anche se noi, in Israele, tutte le sere intanto scendiamo nei rifugi perché volano missili”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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