Il soldato Zaia: “Sono fatalista. Non so cosa farò”, ma lancia la candidatura per fare il sindaco di Venezia capitale

Anima la festa della Lega, si prende gli applausi di Piantedosi che dice “lo vorrei al governo”, punge il “tavolo romano”. Fa asse con Fedriga. La lista Zaia? “E’ un booster”

Da Cervia. Sarà da oggi il milite noto, il soldato Luca Zaia, e vuole Venezia capitale dell’umanità, dell’umanità, dell’umanità. Io capogruppo in regione? “Non scherziamo”. La lista Zaia? “È un booster che permette al centrodestra di raggiungere l’ottanta per cento”. Arriva a Cervia per la festa Lega e lo riempiono di baci, caciotte, foulard, carezze. Da Trieste lo raggiunge l’amico Massimiliano Fedriga, da Roma, il ministro Matteo Piantedosi, che ci duetta. Presidente Zaia, dunque cosa farà da grande? “Come dice Seneca … sono fatalista. Non so cosa farò da grande. La vita è la sommatoria di quello che ti accade. La costruisci giorno dopo giorno. E non mi fate un applauso?”. È abile, più che abile, quando dice: “Ricordatevi che io non ho messo l’addizionale Irpef”. E il successore. in Veneto? Che farà quando sarà presidente? Ricorda che da solo ha ottenuto, da solo, il 45 per cento e “faccio fatica a spiegare al tavolo romano la legge elettorale veneta, del resto, come sapete, io non partecipo al tavolo romano…”. Tutti parlano dell’ombra di Vincenzo De Luca in Campania e di Michele Emiliano in Puglia, ma nessuno dice che arrivare dopo Zaia non è una fortuna ma la penapiù grande che possa capitare a un politico. Chiede la giornalista Maria Antonietta Spadorcia a Piantedosi, sul palco: “Ma lei, ministro, lo vedrebbe Zaia al governo?” e Piantedosi: “La qualità premia, Zaia è una risorsa. È il governatore con il più alto indice di gradimento. Ce lo vedrei benissimo al governo”. Sbaglia chi pensa che Zaia si farà da parte ma sbaglia ancora di più Salvini a pensare che Zaia si placherà, in qualche modo. Ecco un assaggio, ed è l’inizio. Prende Piantedosi per mano e dice a tutti: “Questo sì, che è un grande ministro”. Presidente Zaia, ma dunque, ci vuole dire, che farà? “Vigilerò per garantire governabilità alla mia regione”. Cosa ne pensa di Roma Capitale? “Facciamolo anche per Venezia che è patrimonio dell’umanità”. Si candida di fatto a Doge supremo della repubblica di Venezia, sindaco dei sindaci dei sindaci. Sindaco alla terza. Se solo Dario Franceschini lo veddesse. Zaia? Sarebbe perfetto per fare la costola di centro … Il fine vita? “Abbiamo bisogno di una legge. Se non la faremo noi la faranno i tribunali”. E Trump? “E’ un provocatore. Ha portato a casa da tutti qualcosa. Trump negozia. E devo dire che mi fa paura questa Europa che tratta come nemici gli americani. Noi italiani dovremmo sentirci meno primi della classe. Il convento passa Trump e il presidente se lo scelgono gli americani. Gli americani ci hanno portato la democrazia sono i nostri compagni di viaggio. Guardate la Cina che ha chiuso un accordo ancora prima dell’Europa. Ben vengano le trattative e speriamo che i dazi si possano limare”. Meloni? “Io la conosco bene. Sta facendo un ottimo lavoro in politica estera. Non avevano questo standing dai tempi di Berlusconi”. Autonomia? “Trovo immorale che alcuni italiani si facciano curare in altre regioni. Trovo immorale che in questo paese ci siano città senza acqua potabile. Questa Italia non può funzionare. Questo governo deve ricordare che c’è una questione meridionale ma anche una settentrionale e che non è una questione di egoismo”. Ancora, presidente, ci vuole dire che farà? “In Veneto si dice che il cane di tanti padroni muore di fame. Mi attribuiscono tante cariche, ma io ho rinunciato a fare l’europarlamentare perché ho dato la parola alla mia regione. Ho creduto nella meritocrazia. Alla fine la qualità viene premiata”. Scende dal palco e va “a fare il punto” con Fedriga. Più cercano di spingerlo giù e più risale in superficie. Zaia? E’ la legge di Archimede della Lega: uno Zaia immerso nel fluido (senza carica) subisce una spinta dal basso verso l’alto che è pari al peso di chi vuole spostarlo.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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