L’importanza di Milano per il futuro dell’edilizia sociale. Parla il capo del Consorzio Cooperative Lavoratori

“Oggi bisogna ragionare sull’urbanistica, una materia delicata ma capace di suscitare pulsioni popolari molto forti”, dice l’urbanista Alessandro Maggioni: “La politica deve recuperare una strategia che non imbrigli la crescita ma la renda più equilibrata”

Le cooperative che a Milano cercano di convivere con i più grandi player immobiliari mondiali ricordano i vasi di coccio manzoniani minacciati di deflagrare da quelli di ferro. Un’immagine che piace poco ad Alessandro Maggioni, urbanista e presidente del Consorzio Cooperative Lavoratori fondato nel ‘74 da Acli e Cisl che rivendica un proprio ruolo non subalterno: “A Milano il mercato offre opportunità di miglioramento e di crescita – spiega al Foglio -, la nostra sfida è di compiere un salto di qualità restando ancorati ai nostri principi fissati dalla costituzione: il mutualismo e fare impresa senza scopo di lucro”. Niente tirate anti-grattacieli e nessun giudizio sull’azione della Procura ma la consapevolezza che il momento è difficile: “Siamo preoccupati, lo scorso febbraio avevamo presentato al comune 4 progetti di 400 alloggi che sono fermi ma devono andare avanti perché ci sono persone che hanno bisogno di una casa e perché si rischia di stoppare una filiera che oltre a dare risposte ai bisogni genera lavoro”.

Circa un centinaio di imprese sul territorio, con la classica distinzione tra cooperative bianche e rosse ormai superata e il tentativo di reggere costi di produzione proibitivi. Questo il quadro di una realtà che fatica ma ha comunque partecipato al processo di riqualificazione urbana come il quartiere di Cascina Merlata eredità di Expo. Oppure con il grattacielo a Porta Nuova della Unipol che è pur sempre erede della tradizione cooperativa emiliana. Se si considerano gli ultimi 15 anni, quelli che hanno determinato lo sviluppo più significativo della città, si vede che il ruolo delle cooperative è stato altalenante: se nel 2012 incassava il 37 per cento dei permessi di costruire tre anni dopo scendeva a zero per risalire al 9,8 del 2021: “Abbiamo scontato le crisi di primi anni ‘10 e poi quella della pandemia – ricorda il presidente della Ccl – che ci sono costati una marginalizzazione senza mai rinunciare alla qualità e alla funzione sociale che svolgiamo: riusciamo a stare sui 3500 euro al metroquadro in edilizia libera, 3200 in convenzionata e 2900 in agevolata, sull’affitto siamo sui 100 euro”.

Cifre ridicole se paragonate a Citylife che dimostrano come sia possibile perseguire l’housing sociale anche in un mercato ultraconcorrenziale: “La forte attrattività ha stabilito questi prezzi, per competere dobbiamo lavorare sui costi di assegnazione più bassi, i nostri ambiti sono diversi da quelli dei grandi gruppi. Oggi bisogna ragionare sull’urbanistica, una materia delicata che ha tempi di reazione lenti ma è capace di suscitare pulsioni popolari molto forti: se si vuole che l’edilizia sociale abbia un futuro dovrà crescere la sensibilità nei processi regolatori e distributivi, la politica deve recuperare una strategia che non imbrigli la crescita ma la renda più equilibrata”. Messaggio chiaro, unito ad un altro di speranza che in questi giorni sembra merce rara: “Abbiamo attraversato due crisi molto forti negli ultimi 15 anni, speriamo di uscire anche da questa, Milano ne ha conosciute tante e si è sempre risollevata”.

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