“La soglia del 15 per cento toglie incertezza, ma non è né una vittoria né un’intesa economica”, avverte il presidente dei confindustriali veneti
Saranno dazi per tutti. A partire dal nostro tessuto produttivo, messo alla prova dalla cervellotica stretta di mano fra Trump e von der Leyen. “Difficile inquadrare bene i confini di questo accordo”, dice al Foglio Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Veneto. “La cosa positiva è che ora sappiamo di che morte morire: non è poco, per le imprese che hanno sempre bisogno di conoscere le regole del gioco. Inoltre si archivia la stagione delle incertezze e dei ricatti, a seconda di come si sveglia Trump”. Fino al suo prossimo testacoda.
Perfino il centro liberale è insorto, con Renzi e Calenda a chiedere le dimissioni dell’arrendevole Ursula. “Chiaramente i dazi al 15 per cento non vanno bene. E oggi che il dollaro è debole, va contato un ulteriore 10-12 per cento dovuto alla svalutazione: è un serio problema per le nostre merci esportate”. Spiragli di ottimismo? “Ho seguito le dichiarazioni di Meloni: c’è ancora spazio di manovra su eventuali esenzioni ed è su questo che l’Italia può e deve spingere. Fin qui si è trattata però di un’intesa politica, sicuramente non economica”, avverte il confindustriale. “Le ripercussioni ci saranno anche nel nordest: per alcuni settori chiave l’export verso gli Usa pesa oltre il 10 per cento. I marchi Dop e Igp potrebbero andare in difficoltà”.
C’erano davvero alternative? “Una guerra commerciale non avrebbe fatto bene a nessuno, tantomeno all’Europa”, spiega Boscaini. “Ma abbiamo a che fare con un’amministrazione americana che diffonde confusione e disagio, senza un disegno razionale: ecco perché è tanto difficile ragionare con Trump”. Dunque lo si asseconda. “Ai nostri governanti chiedo di intervenire con efficacia sulla competitività delle nostre imprese, finanziando la crescita, la ricerca, il fabbisogno energetico. E soprattutto togliendo il dazio interno della burocrazia: così possiamo mitigare l’effetto reale delle tariffe. I mercati sanno adeguarsi agli scossoni”. E la nostra classe dirigente? “Domanda da cento milioni di dollari”. Tassati al 15 per cento.