L’indagine di Milano e la degenerazione del giustizialismo

Da “non poteva non sapere” a “non poteva non parlare”. Quelli di prima non potevano non sapere, e in questo era il reato di corruzione e concussione, quelli di adesso non potevano non parlare, e in questo ormai è il reato di amministrazione pubblica

Da “non poteva non sapere” a “non poteva non parlare”. Una volta il centro della faccenda, in materia di indagini anticorruzione, era questo “non potere non sapere”, e si rifletteva nel linguaggio dei magistrati e degli indagati. Siamo in situazione di illegalità o irregolarità, gli effetti dell’amnistia per i partiti sono finiti, ora il finanziamento della politica passa per canali moto esposti alla corruzione e alla concussione, e anche nel circuito del soldo nero agli affari personali, dunque di questo si parla al telefono, di questo si parla negli interrogatori dopo gli arresti a raffica, e nei mandati di cattura e in altro universo verbalizzatore. Le cose sono cambiate e l’indagine di Milano dice come sono cambiate.

Non si deve più stabilire, sulla base di quanto affermano o verbalizzano gli indagati intercettati e di quel fascio di accuse che li incalzano, la differenza tra corruzione e concussione, l’esistenza di mazzette, la ripartizione quasi istituzionale di profitti d’impresa tra i partiti e i loro tesorieri, non si deve più distinguere, alla Craxi, tra irregolarità e illegalità dei finanziamenti, non si deve più discernere la politica, alla quale tutti partecipavano con finanziamenti non confessi, dal malaffare. Ora il problema è un altro, come dice il linguaggio giudiziario e il resoconto analitico di quanto l’inchiesta appura a proposito dei rapporti tra assessori, amministratori a vario titolo, sindaco, professionisti e imprenditori. Ora il problema è che “non poteva non parlare”.

Ora siamo decisamente nella surrealtà. Gli amministratori perseguono un piano di sviluppo urbano, vogliono attrarre investimenti per elevare grattacieli, sfruttare aree dismesse, innestare occasioni di lavoro, di industria, di ricchezza e farlo secondo una logica che è anche estetica, che allude a cose comuni nelle città moderne come le skyline, e naturalmente tutto questo ha ricadute positive e anche negative sull’ambiente circostante, la spirale dei prezzi delle case, il ridislocamento di parte della popolazione, l’edilizia abitativa il verde pubblico e gli studentati a compenso, come oneri di urbanizzazione, della cosiddetta speculazione che poi spesso è solo la valorizzazione economica di lavoro, industria e commercio e servizi. Anche Tonino Di Pietro, che è diventato buono e garantista, spavaldamente dice che certe cose non le può fare un geometra di Canicattì, con tutto il rispetto (aggiungiamo noi) per la cittadina siciliana sempre tirata in ballo quando si voglia indicare qualcosa di infinitamente minore e inadeguato. Tutti sanno che un amministratore di una grande città in crescita esponenziale, che ha stupito l’Europa e il mondo per quanto è stata capace di realizzare, “non può non parlare” con altri amministratori, con imprenditori, con architetti, con gruppi di pressione e di intervento finanziario, allo scopo di realizzare appunto quanto è stato realizzato legalmente. Di questo infatti parlano amministratori, imprenditori e professionisti: non di mazzette ma di progetti, di aree, di cose da fare, ti porto questi per quella torre da erigere lì, vediamo che cosa si può fare, avrei un progetto che mi sembra fantastico, esaminiamolo, bisogna spingere sennò tutti i tempi slittano e perdiamo l’occasione di investimento dall’estero, sì ma con prudenza, e talvolta manifestano apprensione culturale, perché sanno a quanti equivoci si espone chi mette anche secondo le regole le mani sulla città, conoscono la retorica e la prosopopea dell’edilizia come affarismo, non vogliono figurare come nuovi palazzinari o amministratori corrivi al palazzinaro 2.0. La degenerazione del giustizialismo si vede dal linguaggio registrato nelle inchieste: quelli di prima, i tesorieri e i leader dei partiti, non potevano non sapere, e in questo era il reato presunto o effettivo di corruzione e concussione, quelli di adesso “non potevano non parlare”, e in questo ormai è il reato di amministrazione pubblica. A quando la sua definizione nel codice penale?

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  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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