Perché in Italia parliamo di tutto, tranne che dell’intimità maschile?

Parlare di sessualità maschile non è un tabù ma un atto di cura: accettare i cambiamenti del corpo con l’età significa prendersi sul serio, senza vergogna e senza paura di sembrare fragili

“Ogni erezione è un allenamento per la prossima”. Titolo perfetto, grafica spudorata (quattro melanzane in verticale, per dire), e un messaggio serissimo: la salute sessuale degli uomini, con l’età, cambia. E se non ne parliamo, peggiora. E’ la Süddeutsche Zeitung, mica una rivista underground. In Germania, questa è inchiesta giornalistica. In Italia sarebbe uno sketch di Lillo & Greg.

Ma il punto non è la provocazione. E’ il coraggio della domanda. Perché la questione è semplice: gli uomini non parlano del loro corpo. E meno che mai del loro sesso.

La rivista tedesca parte da un’intervista all’urologo Tobias Jäger. Nessuna formula magica, niente pozioni miracolose. Solo una serie di osservazioni scientifiche, psicologiche, cliniche, che rovesciano il silenzio. Il sesso cambia. Il desiderio cambia. L’erezione cambia. E invece di farne un dramma o un segreto, bisognerebbe accettarlo come parte del corpo che invecchia. Non si colpevolizza il ginocchio che scricchiola a cinquant’anni. E allora perché si vive come una vergogna ciò che accade al pene?

L’urologo dice una cosa banale e illuminante: la salute sessuale è una questione di salute generale. Eppure nessuno ha voglia di dirlo. Perché? Perché per l’uomo medio, italiano o tedesco, occidentale o orientale, parlare del proprio corpo significa ammettere debolezza. E il sesso, nell’immaginario maschile, è ancora sinonimo di potenza. Di controllo. Di prestazione.

In Italia, figuriamoci. Da noi la conversazione pubblica sulla sessualità maschile è affidata agli spot dei farmaci da banco e ai comici di seconda serata. O, nei peggiori dei casi, alle chiacchiere da spogliatoio elevate a editoriale. Gli uomini italiani parlano del sesso degli altri. Ma non del proprio. Al massimo, fanno battute. O si rifugiano nel silenzio, come se dire “sto perdendo desiderio” fosse una sconfitta personale, un tradimento di genere, una caduta di virilità.

E invece la verità è molto più semplice, e molto più comune: non c’è nulla di anomalo nel cambiamento sessuale maschile con l’età. Anzi, è la norma. Ma se non se ne parla, diventa fonte di ansia, di vergogna, di isolamento. E il paradosso è che il non parlarne peggiora le cose. A livello medico e relazionale.

Il Süddeutsche Zeitung Magazin fa una cosa rara: usa l’ironia per arrivare a una riflessione seria. Dice agli uomini: se vi volete bene, parlatene. Parlate con il medico. Con il partner. Con gli amici, persino. Perché l’intimità è parte della salute. E perché l’unico modo per non esserne schiacciati è smettere di fingere che vada sempre tutto bene.

In Italia potremmo fare lo stesso. Con un servizio su una grande rivista. Con una campagna pubblica. Con un dialogo che coinvolga anche chi di solito tace. Gli uomini over 50, ad esempio, che sono la fascia più colpita da disturbi sessuali ma anche la meno propensa a cercare aiuto. O i giovanissimi, a cui nessuno spiega che la sessualità non è una performance da riprodurre, ma una relazione da costruire.

Il punto non è “parlare di sesso” in generale – quello ormai lo fanno tutti. Il punto è parlare del proprio sesso, senza ironia obbligata, senza competizione, senza sentirsi misurati. Parlare dell’ansia da prestazione, del calo del desiderio, delle erezioni che non durano, della fatica, dei dubbi. Non per fare spettacolo. Ma per riconoscere che il corpo maschile non è una macchina infallibile.

E’ cambiata la cultura femminile, negli ultimi trent’anni, anche grazie alla libertà di dire “mi sento fragile, mi sento insoddisfatta, voglio capire il mio corpo, il mio piacere, la mia salute intima.”


Ora tocca agli uomini. Anche loro devono imparare a dire “non so cosa mi succede”, “non funziona come prima”, “ho paura”. Non è debolezza. E’ lucidità.

La frase dell’urologo tedesco – “ogni erezione è un allenamento per la prossima” – è perfetta perché mescola tre cose: ironia, fisiologia, speranza. L’erezione non è un dovere, ma un processo. Non una prova, ma un ciclo.


E capire questo è già un passo avanti, anche nella coppia. Anche nel desiderio. Anche nella vita.

In fondo, l’erezione maschile è solo il sintomo visibile di una verità più ampia: gli uomini devono cominciare a parlarsi. Di tutto. Anche di questo.

E se serve una melanzana in copertina per aprire la conversazione, ben venga. Purché dopo la risata venga la parola giusta: “Anche a me capita. Ne vogliamo parlare?”.

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