Il festival organizzato da ucraini e georgiani è molto più di un ritrovo artistico. È una risposta alla Russia che vuole paralizzare gli ucraini, che li bombarda ogni notte, che vuole vedere la loro resa
Non ci sarebbe stata l’invasione russa contro l’Ucraina senza quella in Georgia. Non ci sarebbe stata l’annessione illegittima della Crimea da parte del Cremlino, se dopo il 2008, anno dell’attacco di Vladimir Putin a Tbilisi, ci fosse stata una risposta seria, forte, univoca e non tremebonda da parte degli Stati uniti e degli europei. Ma ormai è fatta, Mosca occupa il 20 per cento del territorio georgiano e circa il 18 per cento di quello ucraino: Kyiv e Tbilisi si ritrovano ad avere in comune molto di più rispetto a quello che storicamente avrebbero forse immaginato. A queste similitudini i georgiani e gli ucraini ci tengono e mentre il battaglione georgiano combatte al fianco dell’esercito ucraino, la società civile trova linee in comune, anche culturali. Nel 2021 venne avviato un festival di musica elettronica a Kyiv su idea di un club georgiano chiamato Bassiani.
L’intento non era soltanto quello di offrire un nuovo evento alla capitale dell’Ucraina, ma anche di creare ponti culturali e inserire dibattiti politici tra un artista e l’altro. Il primo anno fu un gran successo, al festival venne dato il nome “Iskra”, scintilla, e poi Putin invase tutta l’Ucraina. Iskra divenne itinerante, andò a Berlino, poi a New York e poi a Praga. Quest’anno è tornato a Kyiv ed è un atto di coraggio e di resistenza. Sul manifesto del festival si legge: “Organizzare un festival in un luogo in cui l’identità è minacciata, ovvero essere presenti a Kyiv, dove la gente combatte, è una risposta all’imperialismo”. Ma è molto di più: è una risposta alla Russia che vuole paralizzare gli ucraini, che li bombarda ogni notte, che vuole vedere la loro resa. Invece gli ucraini escono, ballano, cantano, dibattono, combattono contro l’esercito russo e manifestano contro il loro presidente, se necessario. Per la Georgia è fondamentale osservare Kyiv e sostenere la sua resistenza. Ha imparato la regola: se Mosca la fa franca, non si ferma. Se al Cremlino viene permesso di soggiogare l’Ucraina, non si fermerà all’Ucraina. La lista delle mire è lunga per Putin, e la Georgia è nella lista.