Confusione sulla sanità (e su Pnrr)

Niente chiarezza su personale, servizi, strutture. I guai della nuova sanità di prossimità

Durante un’audizione in commissione Affari Sociali alla Camera, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha annunciato con toni rassicuranti che sono già operative 1.225 Case e 368 Ospedali di Comunità, superando i target europei previsti dal Pnrr. Inoltre, è stato speso quasi il 30 per cento dei fondi, e i cantieri risulterebbero in linea con la tabella di marcia. Tuttavia, dietro a questi numeri non è chiaro cosa ci sia davvero. Il ministero non distingue tra strutture realmente operative, aperte ma senza servizi, o ancora in fase progettuale. In alcuni casi, si parla di edifici inaugurati ma con personale insufficiente o attività minime, mentre altri sono semplici locali riconvertiti, con una targa ma senza contenuti. Questo aggregato rischia di mascherare forti disomogeneità e di creare un’immagine distorta della reale accessibilità alle cure. Grave è anche l’assenza di dati disaggregati per Regione: non si sa dove le strutture siano effettivamente funzionanti e dove, invece, tutto sia fermo.

La mancanza di una mappatura aggiornata e accessibile impedisce di comprendere lo stato reale della sanità territoriale, rischiando di occultare profonde disuguaglianze. Alcuni territori hanno avviato la trasformazione, altri restano fermi al palo. Sebbene le comunicazioni ufficiali celebrino il superamento dei target, mancano strumenti concreti di verifica. Cittadini e operatori non sanno se le “1.225 Case” abbiano medici, infermieri di comunità, diagnostica leggera, assistenza sociale o semplicemente un’insegna e qualche stanza vuota. Serve chiarezza, perché dietro ogni struttura c’è un bisogno di salute da soddisfare. Senza trasparenza su personale, servizi attivi e orari, i numeri rischiano di restare una narrazione distante dalla realtà. Per garantire che la medicina di prossimità promessa dal Pnrr diventi concreta, serve una mappatura pubblica, struttura per struttura, facilmente consultabile. Solo così le Case e gli Ospedali di Comunità potranno rappresentare un vero presidio sanitario, e non solo una milestone da esibire in sede europea.

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