Alla scoperta di Donte DiVincenzo, nuovo volto della Nazionale di basket

È un giocatore che in Nba è abituato a rivestire un ruolo di supporto, e per questo motivo è perfettamente calato in un contesto di squadra, forse più di quanto potrebbe fare una star catapultata dagli Stati Uniti

È servita una corsa contro in tempo, ma alla fine “The Big Ragù” è pronto a rispondere alla chiamata di Gianmarco Pozzecco. Nell’Italbasket che si prepara al prossimo Europeo (Azzurri sul parquet per il debutto a Limassol il 28 agosto contro la Grecia, in un girone completato dai padroni di casa di Cipro e da Georgia, Bosnia e Spagna), ci sarà anche un attesissimo volto nuovo. La Fip, ancora scottata dalla vicenda di Paolo Banchero, si è mossa con cura per accogliere il desiderio di Donte DiVincenzo, sulle cui origini italiane c’è ben poco da dire. Voleva vestirsi d’azzurro e le pratiche sono state concluse a pochi giorni dal raduno azzurro.

Ma cosa aggiunge, al gruppo di Pozzecco, uno come DiVincenzo?

Non c’è solo l’aspetto tecnico da tenere in considerazione: parliamo infatti di un giocatore che in Nba è abituato a rivestire un ruolo di supporto, e per questo motivo è perfettamente calato in un contesto di squadra, forse più di quanto potrebbe fare una star catapultata dagli Stati Uniti. DiVincenzo è una guardia affidabilissima dall’arco (38 per cento in carriera in Nba) ma che potrà dare una mano enorme alla Nazionale con il suo secondary playmaking. È un giocatore di atletismo, letture e sacrificio, che ha trovato il suo posto in Nba per la sua capacità di mettersi al servizio delle stelle: in Nazionale dovrà prendersi qualche responsabilità in più a livello offensivo, ma se c’è un’abilità che deve essere riconosciuta a coach Pozzecco è quella di saper mettere i giocatori in condizione di dare il meglio, eredità neanche troppo velata del suo vecchio maestro Charlie Recalcati.

In Nba, DiVincenzo ha già vissuto mille vite: si è trovato presto a essere un tassello importante in una squadra capace di vincere il titolo (Milwaukee Bucks versione 2020/21); altrettanto in fretta si è sentito smarrito, scaricato prima dai Bucks, pronti a sacrificarlo direzione Sacramento anche per ragione relative al salary cap, quindi dai Kings, che non hanno prolungato il suo contratto da rookie. A quel punto ha scelto i Golden State Warriors, dove ha perfezionato il tiro da tre grazie a un maestro come Steph Curry e trovato il trampolino di lancio ideale per firmare un ricco quadriennale ai Knicks. Nella Grande Mela, DiVincenzo ha ritrovato Jalen Brunson e Josh Hart, compagni di college a Villanova, e insieme hanno dato vita a una versione di New York in pieno stile Thibodeau, il coach che ha plasmato quei Knicks attorno alla difesa e a un certo tipo di durezza fisica sempre gradita al pubblico del Garden. Ma in Nba le cose cambiano in fretta e DiVincenzo è stato spedito a Minneapolis. DiVincenzo è dunque un giocatore capace di stare stabilmente in campo in Nba anche ai massimi livelli, dando difesa, tiro, fisicità e un pizzico di playmaking.

Pozzecco dovrà riuscire a ottimizzarne il talento trovandoselo per le mani all’improvviso, a un mese dall’Europeo, nella speranza che sia il più possibile un inserimento plug and play, impresa non semplice visto che la carriera di Donte non è mai passata per l’Europa e per le regole Fiba. Il profilo sembra perfetto da inserire in una squadra che vuole difendere, passarsi la palla, sporcarsi le mani.

Non sarà il Banchero a lungo inseguito e corteggiato, ma è comunque un giocatore vero, che ha fortemente voluto l’Italbasket. E non è poco.

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