In Commissione Politiche Ue al Senato gli stellati seguono i colleghi del centrodestra, ma smentiscono accordi. Dice la senatrice Dolores Bevilacqua: “I testi per la riforma sono coerenti con la normativa europea”. Pd e Azione però si astengono. “Non conoscono bene i documenti”
In Rai tra M5s e centrodestra c’è di nuovo intesa? A domandarselo per primi, ieri sono stati i senatori del Pd Filippo Sensi e Tatjana Rojc e il loro collega di Azione Marco Lombardo. Tutti e tre siedono per i loro partiti in Commissione politiche Ue dove, ieri mattina, si è votato il parere sul complesso dei progetti di riforma della governance della Rai. Urgono al più presto modifiche per adeguare la normativa italiana al regolamento europeo 2024/1083, meglio noto come European media freedom act. La scadenza è fissata all’8 di agosto. Anche per questo, dunque, sul fatto che sia necessario intervenire per evitare una procedura d’infrazione europea sono tutti d’accordo. Non è un caso che due giorni fa siano stati nominati, uno per ciascun partito, i parlamentari che parteciperanno al comitato ristretto che dovrà provare tecnicamente a trovare un testo condiviso. Non tutte le opposizioni, però, ieri se la sono sentita di votare a prescindere il parere, dando alla maggioranza un via libera in bianco. Pd e Azione si sono astenuti in attesa di capire quale sarà il testo definitivo della riforma che arriverà dal comitato ristretto o dalla maggioranza. Il senatore del Movimento 5 Stelle Pietro Lorefice, invece, ha votato insieme ai colleghi di maggioranza. Una cosa che ha fatto subito drizzare le orecchie ai dirigenti del Pd, che sanno bene ormai come, quando si parla di Viale Mazzini, al di là dei proclami battaglieri, tra stellati e maggioranza ci sia decisamente più feeling rispetto al normale. Anche visti i rapporti più che cordiali che la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, la stellata Barbara Floridia, ha con i colleghi di centrodestra. Un “rapporto di reciproca stima” che aveva riempito di orgoglio Floridia alla fine dello scorso anno, quando diversi ministri e sottosegretari, oltre al presidente del Senato Ignazio La Russa, avevano sfilato con passione agli Stati generali sulla Rai da lei promossi a Palazzo Giustiniani.
Comunque, a spiegare la scelta del suo collega Lorefice, parlando con il Foglio, è Dolores Bevilacqua, prima firmataria della proposta di riforma della governance del Movimento, che solo fino a pochi giorni fa sedeva nella commissione del Senato dove si è consumata la frattura tra le opposizioni. “Come Commissione Politiche della Ue – dice Bevilacqua – quando si vota un parere lo si fa per certificare la corrispondenza tra la normativa europea alla quale ci si deve adeguare e i testi presentati per farlo. Noi li conosciamo benissimo. E tutti, compresi quelli di maggioranza, contengono i punti essenziali dell’European media freedom act. E dunque l’indipendenza del servizio pubblico dall’esecutivo, il no alle porte girevoli tra Cda dell’azienda e politica, e la certezza delle risorse economiche che garantiscono questa indipendenza”. Allora perché solo voi avete votato a favore del parere, mentre Azione e Pd hanno preferito astenersi? “Nei loro interventi – ci risponde Bevilacqua — Azione e Pd hanno ribadito di essere anche loro favorevoli alla riforma, ma, non conoscendo quale sarà la forma definitiva della proposta di riforma, hanno preferito attendere la versione che uscirà dal comitato ristretto per dare un definitivo via libera. È un gioco che in quella commissione avviene spesso: si cerca di traccheggiare in attesa che i testi proposti dalle commissioni di merito siano quanto più definitivi possibile per dare il parere. In questo caso, conoscendo tutti i testi alla perfezione, per noi non era necessario fare così, abbiamo potuto fare a meno dell’astensione”.